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Aggiornato: 25 maggio 2025
È vero egli pensava è vero... Nel lasciar Venezia io avevo in animo di proseguire per Parigi e per Londra, e invece sono rimasto qui ad assistere a questa nuova tragedia, e ho messo in seconda linea gli affanni miei, e ho quasi dimenticato il fine del mio viaggio... Avrei ben diritto di ricordarmene oggi, di cercare uno svago a questa cura assidua che mi rode... Uno svago?... Ma ce ne può essere?... Ma posso io volere che ce ne sia... dopo tre settimane dacchè ella è morta? Tre settimane! E un mese fa ella era sana, florida e lieta, e guardava piena di fede al futuro, e affrettava col desiderio il giorno in cui avrebbe portato il mio nome!... "Sono troppo felice ella mi diceva una sera. Ho paura..." E s'ammalava subito dopo... e l'ho vista morire... e ho sentito la sua mano irrigidirsi nella mia... ho letto ne' suoi belli occhi gonfi di lacrime tanto amore e tanta piet
Maria si teneva appoggiata all'uscio socchiuso; per questo il sussulto che la fece trasalire, non fu notato da Giorgio. Dunque?... continuava il conte che le baciava e ribaciava la mano, che prima stringeva fra le sue. Dunque?... un po' di bene, me lo vorrete, mamma? Sì, fate felice mia figlia: a domani! e scomparve.
Fra poco non l'attendava forse un eguale destino? Migliore anzi: perchè ella comprendeva bene che donna Livia non era felice.... Non avrebbe ella presto uno sposo che l'amerebbe quanto il duca amava sua moglie, e che di più le sarebbe facile dominare, perchè nè orgoglioso, nè ostinato?
ESSANDRO. Ad ogni cosa che ti domando: sí, sí, sí. Mi tratti da bestia, da asino. PANURGO. Sí, sí, sí: te l'ho detto e stradetto mille volte. ESSANDRO. Oh, come sí orribil tempesta si è mutata in un subito in sí placida e tranquilla quiete! O felici miei pensieri, a che gloria giunti sète! O felice sole, che hai apportato il piú lieto giorno per me e ore cosí felici! PANURGO. Dove vai, Morfeo?
Quando era a casa, pensava sempre alla macchina, ed era felice la mattina di andare al suo posto; ci si divertiva e gli pareva quasi di trastullarsi con un balocco, e le voleva bene come se fosse una sua creatura.
Tu però, caruccia mia, sei stata educata in modo da esser felice e da far felice chi ti avr
Eppure l'ora felice dell'impero era gi
Pargoletto ancor m'era, e mi strappai Non senza ambascia da tue dolci sponde, E, diviso da te, più t'apprezzai. Perocchè più la lontananza asconde D'amata cosa i men leggiadri aspetti, E più forte magìa sul bello infonde. Felice terra a me parea d'eletti La terra di mio Padre, e mi parea Altrove meno amanti essere i petti.
Non mi amate; amate un'altra! Io?... Vi ingannate; guardate bene. Guardo e vedo: amate un'altra! Non lo dite neppure per ischerzo. Amo te, soltanto te, da un pezzo! Tu hai finto di non accorgertene. Come sono felice di sapere che hai finto! Zitto! Mi contristi. Dio mio! Che cosa devo fare per disingannarti? Niente. Mi parve di udire dei singhiozzi. Che cosa debbo fare?... Non piangere!
E tu sarai contento sempre nel mio: e sí lieto e felice e senza alcun pensier che non vorresti, quando lo provi poi, per tutto il mondo non l'aver fatto. Ed io, in cambio tuo, torrò questi tuoi affanni.
Parola Del Giorno
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