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Mi parve di vedere la povera donna nel momento di leggerle, e mi sentii correre un brivido per tutta la persona. Strappai il foglio. Ormai! Fu l'unica parola che mi sfuggì di bocca. E significava che la vita e la morte avevano lo stesso valore per me. Non dovevo riputarmi come morto da un pezzo?

Una pallida margherita, ingenua sibilla d'amore, ridestava codesta idea che da un pezzo martellavami il capo senza frutto. Strappai dal suo stelo ricurvo il fiore modesto, e interrogai il suo linguaggio. I petali distaccati, e rapiti dalla brezza, parevano inseguirsi alla guisa di selvatiche colombe.

Strappai a loro gli occhi, tagliai le orecchie, il naso, le gambe e le braccia e frastagliai minutamente, col mio jatagan, i corpi dei loro bambini. Sono coraggioso e feroce! Troppo feroce per ammazzare degli inoffensivi ragazzi. È il costume delle nostre tribù del Sahara che del Mar Rosso. Ti senti, adunque, capace di affrontare il mio rivale.

Ma sei proprio tu? Ugo si storceva come sotto un incubo. Sono io! Non mi senti? Ti bacio, ti mordo, ti voglio! Imilda, la tua faccia è fiamma! E voglio che bruci la tua. Ti discaccio la morte! Io ti strappai al fuoco: tu al fuoco mi rigetti! E poi, come se Ugo acquistasse coscienza: Imilda, fuggimi, per carit

Allora me le gettai a' piedi, e le proffersi tutto ciò che possedevo, purchè mi salvasse, mi salvasse. Promettetemi! gridavo piangendo. Promettetemi! Mai più! Lasciatemi almeno un filo di speranza! Cavai dalle mie dita i due preziosi anelli della mamma, strappai la perla dalla mia cravatta: ogni cosa le deposi in grembo. Maria Vergine aiutami! combatteva ella, con le mani nei capelli.

Mi strappai da lui e corsi dove avevo lasciato Violet. Ella non v'era più; non v'era nessuno. Mi guardai attorno smarrito. Senta! mi gridò Steele che stava per raggiungermi. Non lo ascoltai e feci rapidamente il giro della villa. Dall'altra parte, davanti alla fronte che guarda il Reno, vidi Violet e mi fermai di botto, senza respiro, come colpito al cuore.

Fui attaccato da un cobracapello come se fossi una scodella piena di latte. Ritto, gonfiava il suo cappuccio. Lo fermai col mio flauto: tre suoni acuti e tre modulazioni dolcissime. Lentamente si avvicinava. Quando fu a portata di mano, fulmineamente gli afferrai la testa e nella bocca aperta, con questa pinzetta, strappai i denti del veleno.

Pargoletto ancor m'era, e mi strappai Non senza ambascia da tue dolci sponde, E, diviso da te, più t'apprezzai. Perocchè più la lontananza asconde D'amata cosa i men leggiadri aspetti, E più forte magìa sul bello infonde. Felice terra a me parea d'eletti La terra di mio Padre, e mi parea Altrove meno amanti essere i petti.

"Deh, non fuggir quel che ti attrista Io, io del tuo Dolor l'Ora più fiera col mio singhiozzo non dovrei nell'ombra rinnovellare i gemiti e gli auguri... (così se stessa una dolente accusa). Al cor molle di gioie e di speranze io stesi il dito acuto e tanto il tenni fin che quasi lo spensi. Amor e fede ne strappai spaventosa e al suol, non morto, ma sanguinante ti lasciai nel sangue della tua vita alla piet

« In che modo? «Trassi di tasca il taccuino, ne strappai due foglietti, scrissi sull'uno: «Partite», sull'altro: «Restate». « Ecco: vedete queste due parole su questi due pezzi di carta? « Le vedo. E poi?