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Aggiornato: 22 giugno 2025
BALIA. Alla chiesa: ché mentre Lidia sta ascoltando la messa, m'ha imposto che le facessi un servigio qui presso; e torno ora a lei. AMASIO. Aspetta un poco, di grazia, ch'io cali giú, ché mi facci compagnia alla medesima chiesa per ragionar un poco con Lidia e per ascoltar ancor io la messa. AMASIO. Balia, se t'indovino il servigio che Lidia t'ha inviato a fare, m'accetterai tu la veritá?
VIRGINIO. Dio gli facci di bene. STRAGUALCIA. Tocca prima a voi e poi a Dio. Bevete, gentiluomo. GHERARDO. Non accade. STRAGUALCIA. Per gentilezza, entrate drento, tanto che Fabrizio torni; e, poi che la cena è in ordine, cenaremo qui, questa sera. PEDANTE. Questo non è forse male. GHERARDO. Io vi lasciarò, ché ho un poco di facenda a casa. VIRGINIO. Abbi cura che colei non si parta.
VIRGINIO. Con chi si pensa avere a fare? Rendemi la mia figliuola. GHERARDO. Scannarò te e lei. PEDANTE. Che cosa ha da far questo gentiluomo con esso voi? VIRGINIO. Non so, io; se non che, poco fa, gli messi Lelia mia figliuola in casa, ché la voleva per moglie. Ora voi vedete. E temo non gli facci dispiacere. PEDANTE. Ah, ah, gentiluomo! Non si vuole con l'arme! Con l'arme?
Io gli poto, acciò che faccino molto fructo, e il fructo loro sia provato e non insalvatichisca. Sí come il tralcio che sta nella vite, che il lavoratore il pota perché facci migliore vino e piú; e quello che non fa fructo taglia e mecte nel fuoco.
Alte terra` lungo tempo le fronti, tenendo l'altra sotto gravi pesi, come che di cio` pianga o che n'aonti. Giusti son due, e non vi sono intesi; superbia, invidia e avarizia sono le tre faville c'hanno i cuori accesi>>. Qui puose fine al lagrimabil suono. E io a lui: <<Ancor vo' che mi 'nsegni, e che di piu` parlar mi facci dono.
Cosi` si fa la pelle bianca nera nel primo aspetto de la bella figlia di quel ch'apporta mane e lascia sera. Tu, perche' non ti facci maraviglia, pensa che 'n terra non e` chi governi; onde si` svia l'umana famiglia. Ma prima che gennaio tutto si sverni per la centesma ch'e` la` giu` negletta, raggeran si` questi cerchi superni,
Egli la vede a pieno in veritá ne' sancti miei e negli spiriti beati e in tucte l'altre creature e nelle dimonia, come decto t'ho. E poniamo che anco vega l'offesa che è facta a me, della quale in prima aveva dolore: ora non ne può avere dolore, ma compassione senza pena, amandoli e sempre pregando me con affecto di caritá ch'Io facci misericordia al mondo.
Se tu vuoi essere mia moglie, dal primo giorno ti fo donna e madonna di tutte le mie robbe, te le porrò in mano ché le maneggi a tuo modo. Beata te, se tu farai a mio modo! ARMELLINA. Io vo' che tu facci a mio modo. VIGNAROLO. Facciasi, se non al mio, al tuo modo: tutto torna in uno, purché non resti di fuora. Ma io vorrei una grazia da' cieli. ARMELLINA. Ed io un'altra. VIGNAROLO. Che vorresti?
PANURGO. Orsú, lasciate che ritiri me stesso un poco in consiglio secreto; suoni il tamburro e chiami sotto l'insegna le trappole, gl'inganni, le finzioni, le furfantarie; facci la rassegna e metta l'essercito in rassetto, accioché diamo l'assalto a questo vecchio e lo poniamo in tanti travagli che a suo dispetto lo facciamo cadere.
Una sola forza nascosa mi toglie ogni espedito consiglio: temo il genio del mio fratello che sempre suol dominarmi. E se bene son abbandonato dalla fortuna, non abbandonarmi ancor tu: fa' che se non posso vincere, almen non resti vinto da lui. Tu sei il mio timone e la mia stella; gli occhi miei non mirano se non in te solo; non patir che facci naufragio.
Parola Del Giorno
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