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EROTICO. Troppo gran cose stringete in breve fascio. Ma io vi resto con tanto maggior obligo, quanto meno conosco di meritarlo. PARDO. Giá stimo che Trinca mio servo e Attilio mio figliuolo v'abbino detto quanto desiderio io abbia di apparentar con voi... EROTICO. Ed il desiderio, che ho di servirvi, è cosí vivo e ardente, che non so che fare che da voi fossi creduto.

ATTILIO. Avete voi torto maggiore aver una tal stima di me e io vi compatisco, perché sète fuor di voi stesso perch'io son lealissimo con gli amici. EROTICO. Ma vi prego per quella cara amicizia, che un tempo fu perfetta e incorrotta fra noi, che mi siate cortese di quello ch'è mio, per rigor di giustizia e per debito di amore...

EROTICO. Se sposerò Cleria, come potrò goder la mia Sulpizia? e se Attilio sposerá Sulpizia, come potrá goder la sua Cleria? TRINCA. Con la vostra impacienza interrompete me e turbate voi stesso: se mi ascoltavate, come v'ho detto da prima, intendevate il modo. Troveremo un amico, lo vestiremo da prete e diremo che sia il parocchiano; e sposeravvi.

Il selciato è più che napoletano, svaccato. Il cocchiere accanito sradica fuor dai binari il cavallo, sturacciolando la carrozzella che balza come un fa bemol fuori dalle righe musicali. Arpeggio violento strappato nelle corde tese delle strade notturne, molli di languore erotico, arpe coricate degli abbandoni carnali.

TRINCA. Non bisogna che voi ce la promettiate, perché è sua: che, scovertasi vostra sorella, la balia s'oprò tanto con Costanza e con Pardo, che fusse data a voi; e io ricordando al padrone l'appuntamento di oggi, si son convenuti insieme che sia vostra moglie. EROTICO. O Dio, che nuova! ATTILIO. Ed altro che di calze e di giubbone.

Quel giorno, dopo tanto erotico digiuno, ella sarebbe stata in gran vena di pazzie; e se Filippo avesse saputo fare, ella sarebbe tornata sua amante d'un giorno, con entusiasmo, malgrado la manifesta arsura di lui. Povero Filippo Marliani!

EROTICO. La continua memoria che ho di lei, e quel ritratto, che mi sta nel cuor dipinto per man di amore col pennello della imaginazione, sta piú vivo nel mio core, che non ci sta l'anima istessa: ragionando io con lei ed ella meco, ci raguagliamo e dogliamo insieme delle miserie nostre. BALIA. Almeno passate di .

ATTILIO. O casa, io mi parto per non averti a veder piú mai. Tu pur fosti ricetto un tempo di ogni mia gioia e consolazione: prego Idio, che resti cosí contenta colei che alberga in te, quanto io mi parto mal contento e disconsolato. EROTICO. Attilio, tu m'hai mostro le lacrime; e stimo che non siano uomini al mondo piú disperati di noi.

ATTILIO. Tanto piú dovete manifestarlomi, accioché possa guardarmi da lui. EROTICO. Fareste ben a farlo, perché è ragionevole e debito vostro. ATTILIO. Come si chiama? EROTICO. Attilio. E voi sète quello che mi tradite e assassinate, e mi fate il peggior officio che possa farsi; e avete un gran torto.

EROTICO. E con chi? BALIA. Con Attilio. EROTICO. Ahi, fortuna traditora, e che potevi tu farmi peggio? BALIA. Vi ha fatto peggio: che Orgio suo zio vuol che per questa sera si faccino le nozze, ché la brevitá del tempo ne priva di consigli e di rimedi. EROTICO. Mi volevi dar una cattiva nuova, e or me ne dái due. BALIA. Fortuna non comincia per una per due. EROTICO. Ecci forse altro?