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Stanotte non ebbi un momento di quiete..... Mi ritrassi a casa esaltato, per la serata musicale, che passai insieme a Voi, mia Regina! Mi fu siccome cosa di cielo!.. La Capinera, romanza che io vi feci, e che il noto amico mio egregiamente musicò, ebbe da Voi interpretazione meravigliosa sull'arpa, da lasciarmi estatico!.... L'arco del mio violoncello rimase paralizzato, quando il vostro delizioso arpeggio accompagnava: Declina il Sol morente Cade dal Ciel la sera, Canta soavemente Allor la Capinera: Nel cor, beato ascolto Di quella mesta il canto, Tutto é in quel suon raccolto Di volutt

E questa non si fece attender molto, poichè, dopo un altro arpeggio più cupo del primo, e con voce più stridula, il cantore di Aporèma venne alla seconda parte della ballata. Il vecchio di lassù tenne la fede, Perchè sillaba sua non si cancella, E l’uom felice in potest

Ma intanto che egli s’era posto a sedere sopra un masso vicino, le donne avevano scorto che portava con un musicale strumento. Sicchè vaghe com’erano d’udire qualche armonia; rara sorte in que’ poggi, se non fosse stato talora il suono del liuto di madonna Selvaggia, da qualche tempo però tanto meno frequente; fu un muoversi tutte e far pressa e preghiera al buon Romeo di toccarne le corde. Di che ei per la cortesia ricevuta volle subito compiacerle, aggiungendo che avrebbe anche tentato di far loro udire una certa canzone. Allora esse gli si misero in cerchio, e posarono al piede i brocchetti. Trepidanti poi, le più giovani in specie, per l’atteso piacere, ma pur raffrenando la naturale allegria, s’imposer silenzio, e non intesero che ad ascoltarlo. Sicchè ei levatosi in piè, e toltosi dal fianco il liuto, e trattone un breve preludio, su flebile arpeggio, in questa guisa cominciò a cantare: Son Romeo che mari e monti Notte e finor varcai. Strani casi ed ho racconti Che palesi non fur mai: Vera e mesta istoria è questa Che narrar da voi s’udr

Il selciato è più che napoletano, svaccato. Il cocchiere accanito sradica fuor dai binari il cavallo, sturacciolando la carrozzella che balza come un fa bemol fuori dalle righe musicali. Arpeggio violento strappato nelle corde tese delle strade notturne, molli di languore erotico, arpe coricate degli abbandoni carnali.