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Ma non udendo parola di elogio, si girò sullo sgabello, guardò la ragazza, e disse: Eh?... Canta molto bene, rispose Loredana. No; non voglio complimenti. Ma che bella romanza, eh? Bellissima. C'è tutta un'anima qua dentro! Gi

Selva-di-crini! esclamò il giovane, vibrando lampi dagli occhi. Selva-di-crini, per lo appunto.... Tu mi riconosci! Io ti amo da due anni, da due anni ti desidero. Hai tu udito l'altra notte sotto i tuoi balconi una voce che cantava al suono del mandolino la bella romanza che comincia colle parole: Al chiarore degli astri divini Corre il gallo alla Selva di crini?

Il canto dianzi citato non solo è della Provenza, ma di tutta la Francia marittima. Altra ne raccolse il medesimo Rathery nella valle d'Ossau. L'Arbaud non fa cenno veruno della romanza portoghese, che non dovette conoscere.

Come tutrice de' suoi figli, queste dovevano essere le sue cure. Ed intanto le tornavano insistenti al pensiero due versi d'una romanza moderna che aveva cantata tutto l'inverno senza badarci. La vita è solitudine Senz'amor, senza sogni e senza Dei. Si vestì coll'abito da mattina tutto bianco, che la faceva svelta e sottile.

Ahimè! riprese Rosina, ecco il metro della mia favorita romanza. Destino! destino! tu mi perseguiti. Incominciano a circolare le carrozze, si popola gi

Non occorre qui rammentare come anco la romanza portoghese A infeitiçada, cit. a p. 85, e la sua corrispondente spagnola

Quando di notte per la via maestra I duo teco vociando e la romanza Prendea diletto di chiamar la ganza Alla finestra, ecc., ecc.

La contessina Berta sedeva al pianoforte e suonava una romanza per la signora Morselli, che andava inutilmente in visibilio. La serata era fredda, quasi più fredda di quella della settimana antecedente; tutti i convenuti, qual più, qual meno, quale per un verso, quale per un altro, avevano le lune.

La fanciulla gracile e mesta lo guardò e ripetette, come fra , le prime parole della romanza francese: Puisque rien ne t'arrête.... Ma egli non udì, concentrato nei suoi pensieri. .... adieu bel étranger finì Sofia pianissimamente.

S'alzò, traversò il salottino e andò a sedere innanzi al pianoforte, sullo sgabello di reps rosso; le mani corsero agilmente sulla tastiera, mentre la testa accompagnava il ritmo con voluttuoso abbandono. «Mon rêve», annunziò d'un tratto. Il mio sogno! Era una romanza, per soprano.