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Aggiornato: 28 giugno 2025


E il cavalcante non istava a bada; batte all'orecchie, gridando: Oh! tu dormi? E triema il caval sotto a terra cada, ed una gamba in rocchi gli trasformi. Appariva il lacchè de' piú gagliardi, correndo innanzi ad animai tardi. Una testuggin, che il passo bilancia, avanza anch'essa e non perde il coraggio.

La sera, l'ufficialino doveva andare dalla marchesa per provare la musica. È naturale, quando la musica c'è, bisogna provarla. Ma quella sera la marchesa Clementina ci aveva i nervi e la musica dormì sul cembalo. La conversazione languiva, e il giovinotto, che era un compito cavaliere, dopo una mezz'ora di chiacchiere, in cui non aveva lasciato trapelare il menomo malumore, si accomiatò.

Quando dormi è una pulce, più spesso anzi una cimice. Potrai schiacciarlo, ma anche morto ti lascer

|Ariosto|, Orlando furioso, canto XXXIV; e altrove: O d'ogni vizio fetida sentina, dormi, Italia imbriaca.

Si addormentò alla fine, ma dormì male. Vedeva muoversi una figura di uomo, avvicinarsi e allontanarsi da lei, senza mai sparire. Quell'uomo ora pareva Sandrino, ora il marchese di Vharè, poi di nuovo Sandrino come l'aveva veduto nell'ultima scena del dramma: col petto nudo, colle braccia nude, coi capelli arruffati; e si faceva sovente così vicino, che la fanciulla ne sentiva il tepore.

Giuliano, dormi bene! Una sera ci sono cascato anch'io. Un detenuto sopra o vicino alla mia cella si mise a gridare: Numero tale? Che c'è? Che cosa hai fatto? Non risposi. Buona sera. Buona notte. Questo semplice dialogo mi fece affiggere sul dorso dell'uscio della mia cella che il direttore mi aveva punito con dieci giorni di pane ed acqua!

Roberto dormì tutto d'un fiato sinchè la luce del giorno, penetrando nella camera attraverso gli spiragli delle imposte mal commesse, venne a svegliarlo ad un tratto. Balzò dal letto, si vestì a mezzo, e corse a spalancar la finestra. Maria aveva avuto ragione. La prospettiva era bellissima, e una leggera nebbietta che velava i piani più bassi del quadro non faceva che dar risalto maggiore all'insieme. Non era lo spettacolo imponente che Roberto aveva goduto in qualche punto dell'Alta Italia, ove le Alpi cinte di nevi fanno cornice ai boschi d'abeti e ai torrenti impetuosi; era una natura calma e serena, che attraeva e riposava lo sguardo. La casa sorgeva sopra una collina abbastanza elevata; a destra e a sinistra si vedevano altre collinette, dietro a cui spuntava qualche cima più ardua, più nuda, che lasciava indovinare i prossimi Apennini. Di fronte, verso levante, si stendeva a perdita d'occhio una pianura ubertosa, seminata a cereali ed a canape e frastagliata di mandorli, di viti, d'ulivi. mancavano altri alberi, che con l'abbondante fioritura davano larga promessa di frutti. A capo di lunghi filari di pioppi o in mezzo a brune macchie di cipressi biancheggiava qualche casinetto di campagna illuminato dai primi raggi del sole. Qua e l

Voltandosi, videro sulla porta il cameriere, il guattero, il cuoco, l'oste che li sbirciavano. E se ne andarono leggieri, riposati e quieti fra la polvere alta. All'albergo la signora Lucia dormì profondamente per tre ore. La sera non vide Federigo nello Stabia-Hall. La mattina seguente ricevette un dispaccio dal marito che la richiamava a Milano, per andare sui laghi.

Pietro dormì benissimo, placidamente tutta la notte. La mattina, appena svegliato, cercò subito cogli occhi Evelina, ma non c'era, non era ancora venuta. Entrò invece la padrona ad aprir la finestra, a portargli il brodo col pane affettato; ma la padrona lo infastidiva col suo continuo girare, col suo continuo parlare. Eppoi non aveva il garbo di Evelina.

Io però posso dirti che madre e figlia hanno non solamente grandissima stima di te, ma che si affliggono profondamente della tua sorte. Sono convinte che tu soffri, che non hai pace, che non dormi più, che non ridi più, col pensiero fisso...! È un'aberrazione, a dirittura!

Parola Del Giorno

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