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Aggiornato: 7 giugno 2025


CINTIA. Erasto, se mi amate non fate cotal pensiero: avete poco conto dell'onor mio che le mie vergogne secrete volete che sieno palesi a tutto il mondo? Deh, non fate cose spinto dalla furia, ché poi non possiate pentirvene rinvenuto in voi. ERASTO. Padrona, ho cosí rissoluto. CINTIA. Uccidetemi piuttosto e sepelite me e le mie disonestá in queste tenebre! lasciate di grazia, oimè!

Egli t'ha sanate le piaghe col sangue suo, e piú, ché ne se' facto ministro; e tu el percuoti con lascivi e disonesti peccati! Il pastore buono ha lavate le pecorelle nel sangue suo; e tu gli lordi quelle che sonno pure, tu ne fai la tua possibilitá di mecterle nel letame. Tu debbi essere specchio d'onestá; e tu se' specchio di disonestá.

Considerate che naturalmente i giovani odiano i vecchi; e che un uomo stracco dal tempo non possa star al martello con una giovanetta, se non per altro, almeno per la disonestá del fatto e per l'esempio, che si a' giovani, di poca modestia.... PANDOLFO. Finiamola di grazia.

Dico adunque la lupa essere famelico e bramoso animale, e quel medesimo essere l'uomo avaro; percioché, quantunque l'uomo avaro abbia quello che gli bisogna, onestamente e in qualunque guisa ragunato, forse con molta sollecitudine e gran suo pericolo, non sta a quel contento; ma, da maggior cupiditá acceso e da nuova sete stimolato, in ciascun suo esercizio piú che mai si mostra affamato; e, per sodisfare a questa insaziabile fame, niun pericolo è, niuna disonestá, niuna falsitá o altra nequizia, nella qual'e' non si mettesse.

Nel monte che si leva piu` da l'onda, fu' io, con vita pura e disonesta, da la prim'ora a quella che seconda, come 'l sol muta quadra, l'ora sesta>>. Paradiso: Canto XXVII 'Al Padre, al Figlio, a lo Spirito Santo', comincio`, 'gloria!, tutto 'l paradiso, si` che m'inebriava il dolce canto.

Tucti e' loro dilecti sonno d'adornare i corpi e le celle loro e d'andare discorrendo per le cittá. E adiviene di loro come del pesce, el quale, stando fuore de l'acqua, muore. Cosí questi cotali religiosi con vana e disonesta vita, stando fuore della cella, muoiono.

I fulmini, i tremuoti e la tempesta dicevano esser cosa naturale: venti bestemmie ed un crollar di testa era sollievo a chi veniva il male. Scherzando in una forma disonesta, rideano e si diceano alla bestiale: Io salmeggiai, arsi ulivo e candele, e la tempesta venne piú crudele.

Chi dirá di Rugger la penitenza, avendo una sorella come questa, che si potea chiamar la violenza, prodiga in una forma disonesta; ed una moglie, ch'era l'astinenza, che in tutto pel rovescio avea la testa, sendo la casa sua sempre in litigi e il tema delle lingue di Parigi?

DON FLAMINIO. la sorella è men disonesta di lei; e un certo capitano ciarlone, che suol pratticar in casa, se la tiene a' suoi comodi. Or questo, che è il peggior uomo che si trovi, sará vostro cognato; e ci son altre cose da dire e da non dire. DON IGNAZIO. Mi par impossibile. DON FLAMINIO. Farò che ascoltiati da molti il medesimo.

DON IGNAZIO. A me non parea mai che venisse l'ora di veder un tanto impossibile, per poter dire liberamente poi che onore e castitá non si trova in femina; poiché costei, di cui si narrano tanti gran vanti della sua onestá, si trovi disonesta. DON FLAMINIO. Cosí va il mondo, fratello: quella donna è tenuta piú casta che con piú secretezza fa i suoi fatti. MARTEBELLONIO. Sento stradaioli.

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