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DOTTORE. La rapina, la povertá, la lontananza da' suoi parenti, la violenza de' corsari liberano la sua volontá d'ogni colpa di disonestá, e massime in lei che per la sua soverchia bellezza chiama a la violenza.

Figuratevi qual era l'inferno che travagliava quell'uomo passionato! al male, ! ma passionato quanto può esserlo l'individuo che, tiranno della propria natura, passa tutta la vita nel frenarla o prostituirla, rovesciandone e calpestandone le leggi più sacre, colla più disonesta, schifosa ipocrisia!

CLERIA. Padron mio caro, se son caduta in error di troppa amorevolezza, non vorrei cader in opprobrio di troppo sfacciatezza e disonestá; onde vi prego a non far cosa onde giuntamente abbiamo a pentircene, anzi voi stesso debbiate portarmene odio perpetuo.

Avendola venduta e sbaractata al demonio, el demonio con esso lui ne va e portane quello che in questa vita acquistò, empiendo la memoria delle delizie e ricordamento di disonestá, superbia, avarizia e amore proprio di ; odio e dispiacimento del proximo, perseguitatore de' miei servi.

ARREOTIMO. O misero Arreotimo, e qual prima piangerai di tante disgrazie? che di maschio ch'io pensava Cintio, or sia femina; o di femina che ora la trovo, sia disonesta; o che nel fin perduta l'onestá, abbia insieme a perder la vita? o debbo forse pianger me stesso che sia vissuto insino a tanto ch'abbia dovuto veder tante disgrazie?

Ed è facta receptacolo d'animali, perché vivono come animali bruti disonestamente; unde per questo n'hanno facta stalla, perché ine giacciono nel loto della disonestá, e cosí tengono le dimonia loro nella Chiesa, come lo sposo tiene la sposa nella casa sua.

DON FLAMINIO. Che resta a far, Panimbolo? PANIMBOLO. Come il fratello vi dará la nuova, mostrate non sapere nulla. Dilli che sia disonesta. Tu, Leccardo, tieni in piedi la prattica della fantesca, ché noi ti avisaremo di passo in passo quanto è da farsi. LECCARDO. Raccomando alla fortuna la vostra audacia. PANIMBOLO. Abbi cura spiar se don Ignazio prepara alcuna cosa.

EUFRANONE. Non sperava sentir tal nuova da voi! Ma in che ha peccato mia figlia che meriti tal rifiuto? DON IGNAZIO. D'impudicizia e disonestá. EUFRANONE. Onesta è stata sempre mia figlia e cosí stimata da tutti, e non so per qual cagione sia impudica appresso voi solo. DON IGNAZIO. Tal è come dico.

E alcuna volta parturisce disonestá nella persona del proximo, per la quale ne diventa animale bruto, pieno di puzza; e non atosca uno due, ma chi se gli appressima con amore e conversazione ne rimane atoscato.

Del resto, questa vecchia utopia del considerar disonesta una donna perchè non si ferma al primo uomo, dovrebbe far ridere oramai gli spiriti aperti e intelligenti. Andò allo scaffaletto in mogano, ne tolse una bottiglia e versandone il liquore in piccoli bicchieri, me l'offerse. Mi pare, dissi, riponendo il bicchiere sulla sottocoppa, che tu non abbia un umore eccellente.