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Aggiornato: 3 maggio 2025


Siamo i primi italiani che liberano Villetta. La sorpresa è grande. La notizia rimbalza di casolare in casolare lontano lontano chilometri e chilometri collo scatto lungo infilzante dei primi raggi di questo sole. Corrono a perdifiato contadini e contadine. Mille grida tra i fienili e abbaiare di cani furenti come per una caccia. Corrono le vecchie. Quel mendicante con stampelle sembra un pellicano veloce. Piet

Le donne di quell'ameno villaggio, le quali non sono meno gagliarde degli uomini, indignate di quella che a loro sembrava infame prepotenza, insorgono in numero di 500, assaltano la caserma dei carabinieri, ne sfondano le porte e liberano i cinque arrestati della vigilia.

DOTTORE. La rapina, la povertá, la lontananza da' suoi parenti, la violenza de' corsari liberano la sua volontá d'ogni colpa di disonestá, e massime in lei che per la sua soverchia bellezza chiama a la violenza.

Alle due e mezzo dopo la mezzanotte fu dato il segno del vero assalto, lo cominciò la prima colonna, sibbene la terza condotta dal Laforet la quale baldanzosa nel presagio della vittoria, riposata, ed ebbra a mezzo si precipita contro il Bastione ottavo. Oh! perchè non mi è dato confermare anch'io, che i Romani fermi, e audaci con furiosissimi tiri li tempestarono? Valga il vero, comunque amaro, i nostri fuggirono, ed erano bersaglieri; allo improvviso in mezzo ai lampi si vede comparire il Garibaldi, che brandendo la spada nuda, e cantando un'inno di guerra si scaglia contro il nemico, dietro a lui si aggruppano alcuni animosi, i fuggenti presi da maraviglia stanno. I Francesi primi entrati stramazzano per non rilevarsi mai più, ma gli altri sorvegnenti prorompono impetuosi, e dispersi, o spenti quanti si paravano loro davanti arrivano alla barricata di gabbioni costruita fuori del cancello di Villa Spada; qui pure si ravviva la virtù dei nostri, che visto l'Hoffstetter circondato dai nemici, e prossimo a rimanere ucciso fanno impeto, ed abbattuti parecchi a colpi di baionetta lo liberano; poi piegano da capo ruinando a Villa Spada: affaticandocisi gli uffiziali li riconfortano della battisoffiola, anzi vergognando si attelano per la strada, dove la prima linea inginocchiandosi, e le altre rimanendo in piedi bersagliano i nemici con quattro filari di moschetti. Qui di nuovo si mostra il Garibaldi, il quale alla domanda dell'Hoffstetter se dovesse occupare la Villa Spada, risponde arcigno: «è gi

Il delegato ed il sindaco scappano e si nascondono; i carabinieri si chiudono nella caserma e i tumultanti rimangono padroni del campo: interrompono le comunicazioni telegrafiche, liberano i detenuti, devastano e incendiano la casa del sindaco, la pretura, gli uffizî pubblici, saccheggiano diverse case e negozî. I danni prodotti sorpassano il milione di lire ma credo che la cifra sia stata molto esagerata. Nei tumulti di Valguarnera si ebbero a deplorare parecchie rapine che sia detto ad onore del popolo non si ripeterono in nessun altro luogo. Spesso anzi ci fu fanatismo nel mostrarsi onesti; e nella stessa Valguarnera, quasi a compenso, si ricorda che i tumultanti posero in cimento la propria vita per salvare alcuni fanciulli in una casa cui avevano appiccato l'incendio. Le rapine si spiegano col fatto che passato il primo momento non restarono a spadroneggiare se non una trentina di malviventi, che non miravano ad altro se non a rubare. Non ci furono morti; e ci fu un solo ferito per un colpo tirato da un carabiniere. All'indomani, all'arrivo della forza e del Prefetto si fecero circa 300 arresti, tra cui molte donne; la massima parte dei liberati dal carcere andarono a costituirsi. Non si riuscì, però, a riprendere il Cottonaro, promotore primo dei disordini; solo dopo parecchi mesi esso si presentò spontaneamente e si afferma da un altro canto, che molti che furono maggiormente responsabili delle rapine e degli incendî si assicurarono la impunit

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