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Aggiornato: 3 giugno 2025
Il marchese Antoniotto leggeva a modo, sebbene con enfasi; ma ciò non guastava, perchè egli non portava i quaderni alla tribuna. A furia di leggere, imparava i suoi discorsi a memoria, e poteva dar colore d'improvvisazione allo scritto.
Verissimo, diceva Michele; e intanto se ne pigliava di grandi. Perchè, bisogna sapere, che quest'ultima parte dei discorsi della signora Marianna non erano più fatti passeggiando per via. Egli, che non beveva più dopo quella sbornia malaugurata dond'erano venuti tanti malanni, ebbe l'avvedutezza di non andare in visibilio per le ricchezze della signora Marianna. Egli non vedeva altro che lei, non amava altra donna che lei; l'avrebbe sposata, come suol dirsi, colla sola camicia, e magari senza; intanto gli usasse misericordia, gli concedesse di vederla, di parlarle, senz'altri testimoni che Dio. Era questa una frase che gli aveva insegnata il Giuliani, e voleva dire in buon volgare che Marianna andasse in casa di Michele. Vedersi e parlarsi per via, come facevano da due settimane, era pericoloso; avrebbe potuto scapitarne ella nel suo buon nome; qualche mala lingua rifischiarne al padrone; e queste erano ragioni di peso che alla signora Marianna fecero rizzare i capegli. Così almeno ella disse, la povera colomba spaventata. Ma andare da lui.... Non era pericoloso egualmente? E il vicinato? E lo star fuori oltre l'ora della messa, non sarebbe parso troppo gran novit
Giuliano combattuto da desideri e da paura, si fermò peritoso nell'atrio; lasciando che i compagni salissero quelle scale, echeggianti di festoso bisbiglio. E forse pentito, avrebbe dato di volta, per ripigliare la via che aveva a fare; ma sul muricciolo del cortile stavano cavalcioni alcuni giovani popolani: i discorsi dei quali si mescolarono, come gi
Il cavaliere passa per la prima lama di Torino. Le ripeto, signor conte, che ciò non mi fa caldo nè freddo. Col mal umore che ho in corpo, la romperei anche con il gran lama del Tibet. Pas mal, pas mal! disse Candioli, con un cenno del capo che indicava il buongustaio. Mais quelle mouche vous a piqué? Sareste in collera con Giunone? Ariberti si rabbruscò a quel ricordo dei loro discorsi di caffè.
Matteo Cantasirena ansava, si asciugava il cranio e la faccia col fazzoletto bianco, ma stava attentissimo a tutti quei discorsi, a tutte quelle voci.
La forma artistica del libro rivela l'indole dello scrittore: le sue idee sono quelle medesime dei Discorsi e del Principe, le sue illusioni e le sue pretese quelle stesse contratte occupandosi dell'Ordinanza nell'Assedio di Pisa. Soldato non era, guerre non aveva mai vedute giacchè l'assedio di Pisa e la rotta di Prato non meritano tal nome.
Mi ha fatto dei discorsi stranissimi, e in ultimo ha deciso che io sono una grande oca, perchè non ho capito una parola. Io, però, le ho dichiarato che se mi secca ancora, non le porterò più i dolci. Hai fatto benissimo, approvò Filippo, baciandola sulla bocca. E le dirai che della nostra vita e del nostro amore siamo padroni noi.
Non insisteva mai sui discorsi, quando cominciavano a prendere una piega galante; li lasciava cadere, salvo ad intavolarne altri che seguiva fino allo stesso punto, per piantarli lì daccapo. È un gioco che piace molto alle belle donnine; un gioco pericoloso.
Senti come prende fuoco la santarella! Animo, animo, senza tanti discorsi; tocca alla Giulia. Ebbene, non perchè sia la più vecchia; ma accetto il posto d'onore, come un tributo della vostra sommissione. Bene, approvato! esclamò Lalla; e ora a noi: tu Giulia hai il numero uno, tu Clara il numero due, la Isa il tre, l'Adele il quattro.
Il secolo non aveva una coscienza morale che potesse offendersene, mentre la sua coscienza storica vi si vedeva mirabilmente ritratta. Guicciardini, che aveva combattuti i Discorsi non protestò contro il Principe, Leone X consultò poco dopo Macchiavelli sulla politica generale e sulle condizioni di Firenze; Clemente VII più tardi gli commise le storie.
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