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Aggiornato: 25 giugno 2025


Con questi due libri si determina l'azione politica dello scrittore; la quale, a riscontro della sua opera letteraria, non deve rimanere dimenticata, perchè è troppo gran parte di quella generosa vita intellettuale, a cui non mancò mai la rispettosa e affettuosa attenzione degli italiani. Torino, aprile 1911. Speranze e Glorie. Per una distribuzione di premi.

Eppure poche persone hanno tentato la lirica e la drammatica con migliore e più soda preparazione di lui; poche persone hanno teorizzato nelle polemiche con criteri più spassionati e più giusti dei suoi, sia trattando le questioni dell'idealismo e del verismo nei giorni in cui lo Stecchetti le aveva suscitate con Postuma e con Polemica, sia trattando il soggetto dei metri barbari, dei quali aveva, come ho accennato, un prudenziale orrore. E di questa polemica, ora dimenticata, ma che può insegnare o rammentare parecchie cose buone anche oggi, mi piace staccare il seguente tratto: «Questo bisogno di rinnovamento che è, direi, nel sangue e nell'aria, e travaglia gli artisti e via li porta nella sua rapina, si traduce ai più incoscienti in una ricerca quasi morbosa del nuovo e del bizzarro, come tale. Del processo intimo che la letteratura attraversa costoro sentono vagamente il soffio: intendono che qualcosa intorno ad essi, non nei tipi eterni, ma nelle forme dell'arte, si modifica, si trasfigura: e non avendone che una nozione confusa, tementi solo di rimanere in ritardo, o di parer fuori del movimento, corrono dietro affannosamente, come i fanciulli alle farfalle, ad ogni larva non veduta o strana, ad ogni luccicchio che passi loro davanti agli occhi, per l'aria. Ciò che nello ingegno dei migliori è un presentimento gagliardo di nova via e ragioni dell'arte ancor non note, ch'essi vanno tentando ed esplorando con orme insieme mal sicure ed audaci, aumenta l'impazienza smaniosa di tutti quelli che dietro a loro si affollano a far coda, aspettando che i novi sbocchi si aprano. Dove i primi mettono, tastando il piede, e tutti l

Non è vivo alcun di nostri parenti? ove è Beatrice mia sorella, ove è Eunèmone mio fratello? forse mi riconosceranno meglio di voi.... TEODOSIO.... Ti sei a torto, Sennia, dimenticata di tanto nostro scambievole amore, ché in quel breve tempo che stemmo insieme non ebbe il mondo duo sposi che s'amassero piú di noi.... TEODOSIO.... Non avete un neo nell'ombelico con certi peluzzi biondi?

Per tutto quanto ho di più sacro al mondo; per la memoria venerata dei miei parenti, che voi avete invocata testè, per voi medesima, lo giuro; quella donna mi ha fatto del male, ma da gran tempo io la ho dimenticata, e dimenticati i dolori che mi vennero da lei; ella ora è per me come non fosse vissuta mai. E perchè dunque volete morire?

Carlotta e Adele rimasero convinte che la visita di Nancy era stata un fiasco. Certo aveva fatto delle gaffes!... Si era dimenticata di fare riverenze e non aveva mai detto «Maest

S'ella desiderava di vedermi vicino a lei, potevo contentarla, senza riguardi per il mondo; perchè rifiutare quel conforto a un'amica, la quale m'aveva conosciuto libero, indipendente, e nel turbinìo della vita non s'era dimenticata di me? Andrò da lei, stasera! mi dissi, rientrando nel salotto. Il volto calmo di Lidia ebbe la potenza di stornarmi il pensiero dietro altre idee non meno tristi.

Giorgio se ne andava lentamente... Lo si vedeva ancora, nel buio, e si sentivano i suoi passi battere scricchiolando sul pavimento, quando Lalla, accortasi ch'egli si era dimenticata non so che noticina per certe sue commissioncelle, gli corse dietro chiamandolo e rimproverandolo scherzosamente. L'altro si fermò sul pianerottolo dello scalone, poi tornò indietro.

La giovinetta, che non s'annojava punto, si era dimenticata le raccomandazioni fatte dalla Comare; tant'è vero che sentì battere il primo tocco della mezzanotte, e credeva che non fossero ancora le undici. S'alzò e fuggì con tanta leggerezza, che pareva una cervia. Il Principe le corse dietro, ma non potè raggiungerla.

L'Illustrissimo vi gettò gli occhi sopra; e mal suo grado un visibile ribrezzo lo colse; si ricordava benissimo del prete; e tutti quegli anni passati dalla prima volta che lo vide gli parvero un breve sogno. Il nome della Marianna, dimenticata, morta da tanto tempo, gli venne quasi involontariamente sulle labbra; e don Teodoro se n'accorse.

Il raffronto tra la marchesa Polissena e la fanciulla dei Guerri non si fermò solamente al fatto che una si fosse dimenticata di Gino e l'altra venisse a lui, chiamata da tutte le voci arcane della gioventù e dell'affetto nascente. Le loro qualit

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