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A dileguare fin l'ombra delle superbie e degli astii vecchi dovrebbe invero bastare la coscienza de' comuni dolori: e se Austria diffida e paventa di Magiari insieme e di Slavi, e s'ingegna gli uni contro gli altri aizzare, questa almeno dovrebbe essere ragione potente a amicarli. Una vertigine provvida ai popoli travolge i pensieri della corte di Vienna; che dopo il 1849 poteva conciliarsi l'una almeno delle due nazioni, o qualche ordine almeno di persone in ciascuna delle due, alleviandone i pesi, dimostrandone a qualche modo fiducia e riverenza: ma tutte Vienna le esasperò. E come se gli antichi fomiti fossero pochi, sopravvenne il Concordato con Roma (alzata d'ingegno tutta profana, per fare della sagrestia un'anticamera al gabinetto di corte) sopravvenne a incitare in Ungheria il risentimento de' protestanti (che tra' Magiari sono il maggior numero, e forse i più ricchi), i quali dello zelo religioso rinfiammarono l'amore di patria, e per questo parte degli stessi Cattolici ebbero consenzienti. Così il Concordato, che in Italia apparve uno scherno delle curie vescovili e della curia papale, facendo più impertinente la licenza della polizia civile e della polizia soldatesca, il concordato in Ungheria parve volersi dall'Austria pigliare in sul serio, e suscitò contro lei serii impacci. Ma se gli Ungheresi ebbero lo speciale privilegio di cotesta molestia, in altro furono troppo appareggiati agli Slavi. E nell'uno e nell'altro paese i beni della nazione, quasi fossero beni della famiglia imperiale, furono (ricchezza inestimabile in mani intelligenti) venduti per una miseria, come si suole dai prodighi e dai disperati. E le imposte, gi

Due diplomi del 23 aprile, reg. citato, fog. 91 a t. e 104 provvedono di mandarsi a Manfredonia per l'impresa di Sicilia, quattro de ingeniis curie della fortezza di Lucera de' Saraceni. Un altro del 6 maggio, ibid. fog. 91 a t., per assoldar cento Saraceni al servigio di queste macchine, le quali indi si vede che dovean essere molto grandi e importanti.

Del resto, Odoacre non prese la porpora, mandò gli ornamenti imperiali a Costantinopoli, serbò in Roma il consolo solito nomarsi in Occidente, e il senato; nelle cittá i governi municipali, le curie; tutto il governo romano allato al barbarico: l'ordinamento del suo Stato fu di quelli misti testé detti.

Il marchese dicea: Va ben; ma temo questo andar allo scrigno, caro figlio, e questo far consulti ogni momento faccia che alfin la lite sia di vento. Prete Gualtieri andava nelle furie quando sentiva questa economia, gridando: Eh! ci vuol altro, nelle curie, che idee meschine e che spilorceria.