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Aggiornato: 18 giugno 2025


Ora il conto è presto fatto. La fortuna del banchiere Vitali oltrepassava i due milioni. Ma uno doveva esser dato alla mano, e non occorreva parlarne; rimaneva adunque un milione e poco più, forse centomila lire, secondo s'è detto; insomma un milione e mezzo contando la dote di Eugenia Vitali. La terza parte di Aloise, figlio unico di Eugenia, riusciva di un mezzo milione, sulla carta; in contanti, era appena di centomila lire; in tasca, poi, riusciva a nulla, poichè, se il giovine Montalto non pagava i suoi debiti, com'era da argomentarsi certissimo, alla morte del nonno i creditori avrebbero messo il sequestro sulla parte a lui spettante della eredit

L'intimazione sortì in parte soltanto il suo effetto; i creditori più timidi risposero all'appello, e preferendo il certo all'incerto, scesero volentieri agli accordi; gli altri invece, più avidi di guadagno, più fiduciosi nella fortuna dei Bollati, stimarono meglio di correre il rischio e di continuar anzi a sovvenire il giovane Leonardo per rimborsarsi poi del capitale e degli interessi quand'egli fosse venuto in possesso del patrimonio. Il conte Zaccaria era gi

, ; io sono, caro amico, in penosi imbarazzi.... Ho fatto far nuovi lavori qui nella tenuta di Mondrone: ho anticipato somme.... mi sono rovinata. I miei creditori non mi lasciano pace.... E ho speso molto anche per prepararvi una sorpresa. E qual sorpresa? sfuggì detto al principe. Una grandissima sorpresa.... Ma, dunque? Mi occorre una somma.... e tu devi prestarmela.

Il fattore non poteva pagarla la cambiale: anzi, siccome da un pezzo gli affari gli andavano maledettissimamente, credendo coll'acquavite di spegnere i brutti pensieri, s'era riscaldata la testa, dava in ismanie furiose, picchiava con un pezzo di stanga tutti i creditori che avevano il coraggio di presentarsi sul suo uscio, che non è forse il sistema peggiore di non pagare i debiti.

Eppure riprese don Ignazio se tu promettessi di far proprio giudizio una buona volta, ci sarebbe ancora la speranza di accomodare i tuoi imbrogli salvandoti parte di sostanza. Io mi impegnerei di risparmiare un centinaio e più di mille lire. Via, non parlarne, caro zio rispose Enrico con dolcezza. Ho detto poc'anzi all'usuraio che i creditori saranno pagati tutti fino all'ultimo centesimo.

Il mio vicino riempì la sua tazza di thè e continuò: Di ritorno dall'esilio, io mi occupavo a ristaurare la mia fortuna intaccata al vivo e ad accomodarmi con creditori e debitori. Nel frattempo, la mia penna andava, andava sempre, metteva giù di tutto, toccava all'America, all'Inghilterra, alla Francia, alla Russia, all'Italia.

Uscito di casa, e strofinatosi gli occhi un'ultima volta, si recava a bere il vermutte dal Cora; indi a meditar sotto i portici di piazza Castello e di Po, quando, s'intende, non ci fossero urgenti cagioni di alibì. Del resto, aveva buoni occhi, e i creditori li vedeva da lunge; anzi, pareva che li fiutasse, tanto era pronto a spulezzare alla prima cantonata.

Era costui un vecchio decrepito, che giaceva infermo da parecchi anni nella sua tenuta di Navaledo, nel Friuli, ma che non moriva mai, come forse desideravano i creditori del conte di Castelguelfo.

Tirolese, era il soprannome che si dava in quella casa ai creditori in generale. Perchè? Chi lo sa? Nessuno forse, avrebbe saputo dirlo; ma tutti i creditori venivano chiamati a quel modo: tirolesi. Chi è? domandò Evelina più curiosa che inquieta.

Ma s'era appena incominciato, quand'ecco un susurro nel corridoio di gente che veniva, e poi tosto entrare una frotta, a capo la quale erano Selva, lo speziale Agapito, il filantropo Salicotto, la portinaia e suo figlio, e dietro loro il pizzicagnolo della strada, il panattiere, il carbonaio, tutti i creditori di Antonio, e quasi tutti gl'inquilini della casa.

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