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Discorrendo tra me dicea pian piano: I piú faran lo stesso, e m'ingannava. Dall'altre opinioni ero lontano, e quando le pallotte annoverava, ero tra venti, e cento aveano detto ch'io avevo mal pensato e mal eletto. E non avendo uman rispetto alcuno o fine d'interesse o di livore, credei d'esser almen tra novantuno, pensando col mio capo in sul migliore.

Le mani d'Aissa cominciavano ad agghiacciarsi, e posandosi sulle mie, mi producevano la medesima impressione, come quando si tocca una serpe. Oh!.. un tempo... io ve lo voglio dire... un tempo io non era cattiva! La proseguì con tuono più flebile Amai troppo, credei troppo... e ne ho scontato anche troppo la pena.

Siccome tenevo la testa bassa, poco convinta, Egli mi prese la punta delle dita con somma dolcezza e continuò evidentemente felice di dovermi combattere su quell'argomento: Cugina, cugina, sempre le vostre idee tarlate. Anzitutto voi pensate che io possa morire. È possibile? (sorrise tanto leggiadramente intanto che non lo credei possibile neppure io). E poi, ammettiamo l'assurdo, se io fossi caduto in fondo al Passo del cervo con quale diritto mi si sarebbe compianto? Io sono solo, libero, non amo, non sono amato, la mia vita mi appartiene e chi sa, chi può indovinare, chi si arrischierebbe a dire che l'istante di ebbrezza da me provato nel varcare l'abisso non valesse più di venti o trent'anni spesi a rialzare le spalliere del mio giardino? Credete che il valore di una esistenza sia raccolto nella sua lunghezza? E se io non potessi dare più nulla al mondo, se l'anima mia avesse esaurita la sua forza, se l'ideale a me concesso fosse gi

L'odio e i rispetti umani han molta parte a far piú l'un che l'altro abbia pallotte; pur, quantunque ignoranza è ignuda d'arte, lusinga le persone d'esser dotte, e un numero infinito poi comparte il voto suo per vie bistorte e rotte; ma ognun Caton si crede e lo disperde contro anche a san Francesco, e va nel verde. Io ballottai talor qualche piovano, e credei pel migliore dar la fava.

Io mi asteneva perfino dal girare gli occhi per la camera, temendo sempre di vedere la faccia moribonda della mia povera padrona, che mi stava presente: quando d'improvviso intesi una dolce armonia, la quale pareva essere sotto la mia finestra; non ebbi la forza di alzarmi, ma credei fosse la voce della marchesa, e piansi di tenerezza.

NEPITA. Ma, per parlarti alla libera, non posso credere che tu sia maschio. ESSANDRO. Credilo, che è cosí. NEPITA. Giamai credei a parole. ESSANDRO. Dunque, nol credi? NEPITA. No, che voi giovani vi dilettate di dar la baia: però bisogna prima chiarirsene e poi credere. ESSANDRO. Farò che lo vedrai. NEPITA. E questi che fan le bagattelle, pur fan veder molte cose che non sono.

L'educazione... interruppe con voce tonante il professor Gianlucardi che aveva il difetto d'interrompere sempre e quello di stemperare un'idea in un lago di parole: l'educazione... e continuò così a lungo che io credei volesse affogarmi in uno di quei trattati di educazione a regole stabilite, applicabili in tutti i casi, come le medicine delle quarte pagine dei giornali. Quando il professor Gianlucardi, pensai, sar

La nebbia non era ormai più rischiarata che da un cerchio rosso e fioco, formato dalla torcia dello schifo del Lautrec che, trasportato dall'acqua stava per scomparire del tutto ed era lontano lontano. Vedi che se fossi anche stato solo era bastante orrore, bastante pericolo per morirne, ma quell'atroce uomo mi veniva d'accosto inesorabile, e imprecava anche con certi muggiti sordi... un pesce cane mi avrebbe dato minor travaglio. Intanto io mi affannava per raggiunger lo schifo di lui che galleggiava in lontananza, e tanto potei fare, che mi vi accostai, solo m'accostai, ma potei anche aggrapparmivi agli orli. Respiravo un momento, e fu allora appunto che mi parve di sentire un altro rumor di remi affrettato.... Altre voci.... Mi si allargò l'animo del tutto, e mi credei salvo, mando un grido, uno strillo acuissimo per dare un avviso di me... ma in quella mi sento afferrar per le gambe come da una tenaglia che stringe e morde, e a dar tirate e squassi tanto che le mani lacerate mi si staccarono dagli orli. Il Lautrec era gi

Nessun segno lungo il cammino oltre quelli citati di uno scontro: solo cinque o sei tombe scavate di fresco indicatemi dal Saortino come quelle di abissini morti poche ore innanzi. Sul primo monticello, prima posizione occupata dai nostri, vidi un soldato ferito che mi disse trovarsi i nostri poco più su e tutti morti. Non credei alla funesta notizia e corsi con la compagnia sul sito indicatomi.

Insomma, io non credei, oh! non credei, che avesse ad uscirne tanto dolore. Don Francesco, avete sentito il fatto di donna Luisa vostra signora nuora? Quanto ci corre tra noi e lei! Vero sangue latino! Anche questo conosco. Certo ella è valorosa femmina... ho io detto valorosa?