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Questa è curiosa! Perchè il tappo non va a fondo? Perchè il tappo è di sughero, bambino mio: e il sughero resta sempre a galla. Che cos'è il sughero? Il sughero è la scorza o corteccia d'un albero, di una specie di quercie, il cui legno, come vedi, è leggerissimo. È certo, disse Aldo il quale pensò subito alle barchette, che il sughero, essendo legno, deve galleggiare sull'acqua.

Giammai, io penso, trasformazione più ingrata è avvenuta nella tempra gagliarda degli anni giovanili. La rovere orgogliosa si è spogliata della ruvida corteccia, ha barattato i suoi rami rozzi e tenaci colle pieghevoli fronde del salice che piange senza lagrime.

Partì il colpo, e il lampo che uscì dardeggiando dalla canna, comprese di stupore i selvaggi; ma più li fece maravigliare lo strappo che videro in pari tempo esser fatto nella corteccia d’albero, e il buco in cui si era conficcata la palla: quella palla che essi avevano veduta poc’anzi cacciar dentro la canna, ma che non avevano veduta altrimenti uscir fuori. Venne la volta del cannone.

Gli egiziani, cui danno il nome di berb, se ne servivano anticamente per fabbricare la carta da scrivere colle lamine della corteccia, intrecciando il fusto in forma di tessuto, facevano vasi superbi colle lunghe e striscianti radici, costruivano barche che incatramavano e, secondo Plinio, ricavavano persino vestimenta e vele colla corteccia interna tessuta.

Ma, se per questo elle sono da dannare, che diranno costoro delle visioni di Daniello, che di quelle di Ezechiel, che dell'altre del vecchio Testamento, scritte con divina penna, che di quelle di Giovanni evangelista? Diremo, percioché somiglianza di vero in assai cose nella corteccia non hanno, sieno, come stoltamente dette, da rifiutare?

Veniva dal fondo uno stormire di foglie, un frullo, un pispigliare sommesso, come se il bosco intero agitato dalla brezza fosse stato percorso da un fremito voluttuoso; e di tanto in tanto qualche vecchia corteccia si screpolava scricchiolando. Sole voci del mondo, giungevano confusi, quasi interrotti dall'intrico di foglie e di rami, i suoni delle campane che la lontananza faceva più flebili.

Guardinsi ancora nel Nuovo le visioni dell'evangelista, piene agl'intendenti di mirabile veritá; e, se niuna poetica favola si truova tanto di lungi dal vero o dal verisimile, quanto nella corteccia appaiono queste in molte parti, concedasi che solamente i poeti abbiano dette favole da non potere dare diletto frutto.

Di che gli parve dovere il suo poema fare conforme, almeno nella corteccia di fuori, agl'ingegni de' presenti signori, de' quali se alcuno n'è che alcuno libro voglia vedere, e esso sia in latino, tantosto il fanno trasformare in volgare: donde prese argomento che, se volgare fosse il suo poema, egli piacerebbe, dove in latino sarebbe schifato.

La bocca era contorta, gli occhi loschi; la pelle violacea e fortemente butterata pareva la corteccia d'un popone; ed uno stiramento di nervi sotto la guancia sinistra, torceva perennemente il collo da quella parte. Così erano finite la gioventù e la bellezza della signora Caterina.

Qui la vegetazione è libera, le piante crescono invadendo il regno dell'aria coi robusti polloni e penetrando la terra con le grosse radici: i rami si dividono, si moltiplicano, s'intrecciano allegramente. Le fronde salgono, scendono, fanno capolino dappertutto; sono brune in cima, pallide al basso, e presentano tutte le più delicate tinte del verde, da quello opalino, trasparente, aereo, sino al vigoroso e forte che quasi sembra nero. Il sole manda negli interstizi certi raggi sottili sottili che paiono capelli biondi luminosi, getta in terra tanti cerchietti lucidi che sono la sua piccola e ridente immagine; la luce è buona, la luce è soave nel bosco. Malgrado la stagione avanzata spuntano ancora gli anemoni, protetti dalla frescura, e le lucertoline brillanti schizzano tra le alte erbe i sentieri non sembrano tracciati, vi sono labirinti, crocicchi, salite, discese; ogni tanto un vano azzurro che si allarga, si allarga: è la pianura inondata di luce; è scomparsa, ecco il bosco un'altra volta. Il bosco sorride, parla, canta: si odono dintorno lievi sospiri di benessere, voci indistinte e vaghe, confusi mormorii che sembrano parole di gioia balbettate da labbra infantili. Giungono odori forti e sani, leggermente aspri: sono i profumi energici di quegli alberi vigorosi, è lo scoppio della loro gioventù, è il succhio impetuoso di vita che sale in essi e rompe la corteccia. Calma meravigliosa in tanta vitalit