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E sentì un altro sussulto al cuore, e il più forte, quando si figurò Pietro che stava consegnando l'involtino alla donna di casa... ma poi, appena pensò che l'uffiziolo e la lettera potevano trovarsi tra le mani dell'Adele, tutta la sua agitazione si quetò come per incanto.

Lina, consegnando al birro la cassetta, era certa della discrezione di lui, e con quel mezzo termine credeva acquetare la propria coscienza; sebbene, quando anche Lucertolo fosse stato tentato di frugare nella cassetta, nulla vi avrebbe trovato che potesse approdare alle sue ricerche, poichè Lina aveva tagliato i pezzi del fodero del pugnale e dalla camicia l'estremit

La sera del 10 Garibaldi arrivò a Bologna; non so, per altro, se spontaneamente, o invitato. Una gazzetta di que' giorni cosí descrive il suo ingresso: «Il generale Garibaldi è finalmente giunto fra noi. Ieri sera, alle nove, arrivava a Bologna. Una considerevole folla di popolo andava ad incontrarlo e distaccati dal suo legno i cavalli (ad onta delle ripetute istanze del generale) lo trascinava, quasi in trionfo, fino al Grande Albergo Reale, dove il Garibaldi fissava la sua dimora. Qui giunto, il popolo ripeteva piú volte fragorosissimi applausi ed evviva all'eroe di Montevideo, al valoroso campione dell'indipendenza italiana. I legionari del Garibaldi sono sempre alle Filigare, privi di mezzi e di risorse. Il generale Zucchi, ministro della guerra, giungeva egli pure ier sera in Bologna, reduce da Ferrara, senza per altro, lasciar trasparire nulla del suo arrivo». Il giorno 11, da Bologna, cosí scrivevano all'Alba: «Garibaldi fu incontrato alla Porta dal generale Latour, che lo accompagnò a piedi ed a braccetto fino all'albergo. Il popolo, con bandiere e torcie, faceva seguito e plauso». Lo stesso corrispondente dell'Alba tornava a scrivere due giorni dopo: «Il Governo Pontificio ha finalmente concesso alla legione Garibaldi di transitare pel suo Stato, consegnando le armi all'ingresso, per esserle restituite all'opposto confine». Quanto vi sia di vero in questa ultima condizione lo ignoro. Nella Gazzetta di Bologna del 14 si legge: «Ieri sera giunse in Pianoro dalla Toscana la colonna dei volontari italiani, che è sotto gli ordini del generale Garibaldi. Questa mattina , dopo aver pernottato in quel paese, ha preso di col

Diamine! pensa: è necessario fargli una visita. Il povero provveditore era morto la sera innanzi. Un vecchio servo malinconico apre l'uscio. C'è il signor provveditore? Il vecchio servo, alzando gli occhi al cielo: È passato a miglior vita! Lui: Oh, non voglio disturbarlo.... E consegnando una cartolina di visita: Cento di questi giorni! I guitti. Era il mese di luglio.

Il Piemontese ripeteva spesso a Cardello: Voglio guadagnarmi le dieci mila lire di premio, consegnando i lavori con l'anticipazione di sei mesi. Serviranno per la fabbrica.

Vi prego, signore, di spegnere il lume se mi sentirete parlareaggiunse consegnando la lampada a Dupont, «ed in tal caso restate in silenzioUscì, e chiuse la porta. «Noi saremo in breve fuori di queste muradisse Dupont a Emilia; «fatevi coraggio, e tutto andr

Da poco avevan recata la posta. Queste sono per te! aveva detto Folco, consegnando a Gioconda alcune lettere. E mentr'egli leggeva quelle che portavano sulla busta il suo nome, Gioconda apriva con un tagliacarte sottilissimo le sue, quasi tutte di donne; una sola con calligrafia maschile, alta, verticale, precisa come uno stampato: la calligrafia d'un uomo risoluto e tenace.

Però nemmeno questa volta mostrò avvedersi di tali scherni, e consegnando un'altra carta a don Francesco: Questa, disse, appoggiando alquanto sulle sue parole, questa è la fede di nascita del cavaliere dell'Isola, figlio del duca vostro avo e di donna Gabriella dei principi della Concordia, mia sorella. Ah! l'aveva preso seco.

Ma ciò che sorpassa le forze ordinarie della mente, si è il comprendere come il vecchio prete che regna in Roma abbia risposto al padre di famiglia che gli domandava perdono e implorava la sua compassione per la prole innocente, gli abbia risposto, diciamo, compartendo sul di lui capo la paterna benedizione, e consegnando in pari tempo quel capo alle mani del boja!

Il re, fallitogli il disegno di aver la Lombardia, pensa unicamente a mettere in sicuro la Corona consegnando al maresciallo Milano che era il cuore della rivoluzione: così ammansato il nemico, salvasi dalla temuta invasione oltre il Ticino. Ritornato nel proprio regno, si lusinga nel sollecito ritorno dello statu quo.