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Aggiornato: 27 maggio 2025


Nella descrizione del viaggio di Garibaldi da Firenze a Bologna il Guerzoni è assai inesatto. «Giunto alle Filigare» (cosí scrive) «trova un inatteso intoppo. Il generale Zucchi..... posto dal Rossi a Commissario straordinario di Bologna, timoroso che Garibaldi mirasse allo Stato Pontificio coll'intenzione di agitarlo e sommuoverlo, gli aveva inviato incontro un battaglione di Svizzeri, coll'ordine preciso di sbarrargli il passo». E seguita dicendo come Garibaldi allora non vide altro espediente che quello di recarsi in persona egli stesso a Bologna, per spiegare allo Zucchi lo scopo del suo viaggio, e persuaderlo a lasciargli proseguire il cammino fino all'Adriatico. Lo Zucchi non volle in sulle prime ascoltar ragioni, e rinnovò il divieto; ma essendosi vociferata la cosa, e il popolo tumultando minacciosamente perché fosse lasciato libero il transito al famoso e gi

Allo accostarsi dei nostri le bande dello Zucchi spulezzavano; i nostri dovunque mostravansi come liberatori venivano acclamati; forse erano coteste accoglienze sincere, ma siccome i popoli le profferiscono a tutti, così riportando l'effetto non giudichiamo lo affetto.

Invece la cosa andò in ben altro modo. La stessa mattina del 25 ottobre che Garibaldi arrivò a Livorno, vi giunse pure il generale Carlo Zucchi, che, a proposta di Pellegrino Rossi, era stato eletto da Pio IX ministro delle armi. Proseguí esso il suo viaggio, e appena fu a Roma entrò subito in carica; quand'ecco che il 5 novembre il Papa lo chiama in tutta fretta e gli dice: «Sono accaduti in Bologna e in Ferrara gravi disordini. Ho deliberato di mandarvi col

Assicuratosi che l'attacco sulla destra aveva avuto luogo, il generale Zucchi lanciò le sue colonne sul centro e la sinistra, ove, favoriti dalle posizioni e comandati dai valorosi Manara¹ e Zambianchi, i Romani ricacciarono gli assalitori nel piano con tanto impeto da non lasciar più loro il tempo di riordinarsi.

L'involontario ribrezzo che ogni uomo onorato prova a bella prima contro una delazione qualsiasi, un sentimento forse di amicizia per un antico commilitone, la vergogna fors'anche di svelare il tradimento di un concittadino, congiunti probabilmente ad altri motivi ch'io ignoro, trattennero il generale Zucchi dal recare al vicerè la lettera venutagli in mano. Correva allora la met

Il governo Romano richiamò a Roma il Roselli col grosso delle forze; e lasciò Garibaldi con una brigata coll'incarico apparente di liberare i confini dalle masnade dello Zucchi, ma con quello reale di tentare l'impresa dell'insurrezione del Regno di Napoli.

Il 23 di sera Garibaldi era coll'avanguardia a Frosinone, da dove il Zucchi era gi

«Non odi? diceva il sergente Carbonin a Rota, suo luogotenente: «Non odi il rumore di gente che s'avanza alle nostre spalle: saranno nostri!» E mentre il tenente porgeva l'orecchio per accertarsi del rumore, che veramente si facea sempre più vicino, un suono di tromba toccando alla carica, mise in tumulto tutto il campo dei Legionari Italiani e degli altri corpi formanti la prima spedizione uscita da Roma contro le truppe Borboniche nel 49. Il generale papalino Zucchi, conoscendo la forte posizione di Palestrina, tentò di assaltarla di notte per sorpresa, ed avendo preparate le sue colonne d'attacco al fronte della citt

Generali di divisione: PINO Domenico LECHI Giuseppe SEVEROLI Filippo FONTANELLI Achille BONFANTI Antonio PEYRI Luigi FIORELLA Pasquale Antonio PALOMBINI Giuseppe ZUCCHI Carlo FONTANE Giacomo.

Il Garibaldi inseguiva i Napoletani, ma per quanto affrettasse il cammino non li potè raggiungere; lo abbandonava il Rosselli richiamato a Roma, ed egli aggiuntasi la brigata Masi si gittò su la provincia di Frosinone a purgarla dalle bande dello Zucchi, uomo nel trentuno tenuto in pregio e più tardi comparso a prova cattivo soldato, e pessimo cittadino; il peggio è vivere troppo.

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