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Aggiornato: 9 maggio 2025
Cercarono essi con somma cura di prevalersi di tutte le passioni, di tutte le opinioni, di tutti i sentimenti de' loro compatriotti, e trovarono cosí argomenti che vincono l'animo universalmente. Facciamo lo stesso anche noi. E la poesia italiana si arricchirá di nuove bellezze, talvolta originali molto, e sempre caratteristiche del secolo in cui viviamo.
La corruzione di Chalons non la cede per nulla a quella di Digione. Il quai è un continuo viavai di donnette che ti lanciano occhiate assassine. Non vi è soldato che non abbia un'amante. O mariti Italiani che nel 1859 coronaste d'alloro i vincitori di Magenta e ne aveste in ricambio altre corone, gioite: i vostri compatriotti sanno ben vendicarvi!
In quell'epoca circa giunse laggiù il primo architetto. Era italiano, milanese. Poi altri lo seguirono. A questi nostri compatriotti si debbono le pi ime costruzioni civili di Buenos Aires. Gi
Quando il Palavicino si fu raccolto nelle proprie stanze, riandando le parole del Morone ed ogni suo atto, e parendogli fosse nato in lui qualche sospetto, si pentì d'aver espresso il proprio desiderio, e tanto più in quanto temeva che il Morone, a lungo andare, avesse a togliergli ogni sua stima, vedendolo sempre a tentennare nei momenti più risolutivi della vita. Considerando inoltre che il voler rompere in quel punto le promesse fatte alla duchessa sarebbe stato uno scandalo da far parlare tutta Italia e i suoi compatriotti tanto più, a' quali doveva esser chiara l'importanza di quel matrimonio, venne nella risoluzione di non mettere innanzi più nessun pretesto, e di fare in tutto e per tutto la volont
Qui era corsa la voce, che tu eri caduto nelle mani del Lautrec, e noi tutti ti credevamo spacciato. Ringrazia dunque i tuoi cari compatriotti, disse allora il Mandello battendo leggermente sulla spalla del Palavicino, che con tanta allegria attendevano a farti le esequie. Il modo per altro è nuovo! Il conte Birago tacque e chinò la testa.
Nella calma solenne di quell'ora, in quella solitudine, dove l'occhio del sospetto non arrivava, il Palavicino fu per la prima volta ascoltato con attenzione e con raccoglimento da' suoi compatriotti, al cui orecchio suonarono le seguenti parole: Innanzi tutto, o amici, prese a dire il giovane Manfredo, io debbo domandarvi perdono se v'ho tratto lontano da Venezia senza riceverne prima il vostro assenso; ma il tempo incalzava, ed occorreva di far presto; d'altra parte io mi teneva sicuro, come mi tengo anche adesso, che non vi sareste mai sdegnati con me quando foste per sentire dalla stessa mia bocca i motivi che mi consigliarono.... Io vengo da Milano ch'è poco, voi tutti ne siete partiti che non è gran tempo. Nei motivi della vostra partenza, anzi della vostra fuga, troverete anche quelli per cui ed io e questo mio amico al quale debbo la vita, e questo conte Birago, col quale per molti anni io non ebbi mai accordo, e che fu così generoso da esibirmi per il primo la sua amicizia, abbiamo pensato di condurvi qui. La condizione della nostra carissima terra è a tale estremo di miseria e di ruina, che basta toccarne di volo, perchè tosto ne si apra dinanzi la miserabile scena. Nè che a voi, anche nel mezzo delle allegre feste, fuggisse dalla memoria, io ne ebbi un profondo indizio, cari miei, indizio che mi fece sperar tutto da voi, pel quale compresi che del vostro paese è in voi ardentissimo l'amore. Due notti sono, ritornatevele nella memoria, io ebbi la gioja, sì, la gioja, di vedervi tutti quanti conturbati e percossi in mezzo alla allegria che vi circondava. Pure, a lungo andare, continuando a dimorare in questa citt
Il capitano visse i primi anni nella solitudine; dopo lo sbalordimento delle guerre napoleoniche, dopo le prove ardimentose de’ suoi commilitoni, dopo i gloriosi fatti d’armi che onorarono gl’Italiani in varie parti d’Europa, egli si trovava sorpreso ed umiliato di dover sopportare la dipendenza d’un popolo che giudicava inferiore, per meriti militari e civili, ai suoi compatriotti; ridotti in schiavitù da trattati diplomatici, non contratti da essi anzi contrari alla loro volont
Testimonio dell’eroismo degli Italiani nelle guerre del primo regno d’Italia non poteva rassegnarsi alla dominazione austriaca, e viveva ritirato in campagna, per non vedere i Tedeschi, ed anche per incontrare il meno che fosse possibile i suoi compatriotti che disprezzava per la pecoraggine colla quale subivano il giogo straniero.
Sedeva col dorso appoggiato alla capanna che aveva formata pel pievano; e faceva la guardia, come l'altre notti, perchè questi potesse dormire tranquillo. Tenendosi desto a fatica, guardava i suoi compatriotti addormentati l
Se è lecito trar paragoni tra uomini e tempi, tanto diversi, Dante fu tra molti de' fiorentini suoi contemporanei in disgusto, come furono, nel decorso secolo, fra gl'inglesi Giorgio Byron, e fra i tedeschi Enrico Heine: e ciò per lo stesso motivo, per la sanguinosa satira de' loro compatriotti, per aver flagellato ove credeano fosse buono e degno l'assestar colpi.
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