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Aggiornato: 7 giugno 2025


Il vangelo bastava a tutti e a tutto. Le condizioni presenti della religione, nella quale doveva agire come prete, gli erano sconosciute. I curati, i canonici, i vescovi che aveva conosciuto ne sapevano quanto lui. Le loro interpretazioni dei vangeli, ormai vecchie quanto i vangeli stessi, avevano perduto nella monotonia di una troppo lunga ripetizione ogni significato. Il sacerdote le sviluppava straccamente dall'altare al popolo ascoltante nella invincibile indifferenza di chi non può aspettarsi più nulla da una spiegazione. Nessuna virtù, nessun ideale luceva più. La Chiesa che aveva tanto canonizzato nel passato, aveva perduto il profumo e il senso della santit

Flavio Claudio Giuliano, nacque nel 331, in Costantinopoli, da Giulio Costanzo, fratello dell’imperatore Costantino e da Basilina, che apparteneva ad una nobile famiglia bitinica, congiunta con uno dei principi della Chiesa, Eusebio, vescovo prima di Nicomedia, poi di Costantinopoli.

Nel sistema medioevale Chiesa ed Impero non formavano che un solo organismo; l'Imperatore era difensore di quella, doveva vegliare sulla sua unit

Il modernismo, infatti, non è eresia, non dogma contro dogma, chiesa contro chiesa; esso è, nel campo religioso, quel medesimo processo di autocoscienza che abbiamo veduto compiersi nella borghesia, con i grandi moti del razionalismo e del romanticismo, e nel proletariato per opera del socialismo scientifico. Rinnovando dall'interno il fervore religioso e considerando le religioni nel processo delle concrete formazioni storiche, esso ha staccato dalla coscienza cattolica il vecchio dogma e la vecchia gerarchia, che vi aderivano come incrostazioni soffocanti, ed ha colto le religioni nella interna dialettica della praxis che le suscita e le rovescia. Il modernismo non nega, ma spiega; non distrugge ma risolve i dogmi, perchè trova in essi una verit

Durante l'ottavario dei morti, nella chiesa superiore s'innalza un catafalco ricoperto di una coltre nera, circondato da cipressi e da candelabri, sul quale vengono posati un crocifisso e un teschio. I sacerdoti cantano i salmi dei morti, e i devoti ed i curiosi, chi in piedi, chi in ginocchio, riempiono la chiesa, quasi evanescenti in una nuvola di fumo d'incenso.

Costantino, dunque, si accinse ad ordinare economicamente e dogmaticamente la Chiesa, in modo da esserne sempre il padrone. Uomo, per eccellenza, appassionato e violento, non poteva, in nessun modo, partecipare all’idealit

La chiesa è piena di bandiere prese al nemico, ma tutte posteriori al 1815. I vecchi trofei di quattro secoli, in numero di millecinquecento, furono coraggiosamente, ma non lietamente, bruciati in mezzo al cortile, quando Napoleone I fu domato dalla fortuna e gli eserciti alleati stavano per entrare in Parigi. Tra que' trofei erano le insegne e la spada di Federico II.

A Costantinopoli l'abate aveva fatto fondere le porte di bronzo storiate, che ancora adesso sono alla chiesa; di Costantinopoli erano venuti i fabbricatori di musaici, che bellissimi di fiori e figure ornavano l'abside. I quali artefici, oltre dell'opere, istruirono altresì taluni dei frati i quali fecero poscia vivere quest'arte in Italia. altri uomini periti nell'operare l'oro, l'argento, il ferro, il bronzo, l'avorio, il vetro, il legno, il talco, ed il marmo trasandò convocare di Francia, come altresì di Lamagna, d'Italia tutta e di Grecia, onde bellissima, e riccamente ornata tornare quella basilica. Alla cui splendidezza concorsero con donativi di oro e di ricchi drappi molti principi oltremontani, e quasi tutti i baroni del regno. Non mica gi

⁵²⁰ Di queste quattro fontane la era nella Piazza S. Teresa o Indipendenza, ove ora sorge l’obelisco, la , sola che rimanga, al fianco occidentale del R. Educatorio Maria Adelaide; la , nel mezzo d’un piccolo anfiteatro, scomparsa dietro un muricciuolo rimpetto l’antica Chiesa, oggi quartiere della Vittoria; la , di fronte alla via dei Cappuccini, adesso Pindemonte.

Delitti, e religione bugiarda. Cristo e il Diavolo legati in un mazzo. Stefano infermo, o finge per ammanire la guarigione miracolosa, la quale egli affermò essere accaduta in questo modo: gli erano comparsi davanti i santi Pietro, Paolo, e Dionisio col diacono e suddiacono; uno tiene la palma, l'altro lo incensorio. Dopo ricambiatesi non so quali cerimonie, Dionisio invitava Pietro a sanare il suo rappresentante in terra non senza adoperarci qualche parola risentita facendogli specie avesse mestieri dimando; e san Pietro punto dal rimprovero tingendosi un po' in rosso per vergogna annuì: la guarigione si fece in meno, che si mette a recitare un Gloria Patri, e san Dionigi accomiatandosi da Stefano gli suggeriva: sia con te pace; non temere, presto tornerai alla tua chiesa; ma prima fa di consacrare un'altare in voto ai due santi apostoli, e vi celebrerai una messa in riconoscenza della grazia ricevuta. Parve devozione, ed era alzata d'ingegno affinchè i popoli vi traessero in copia; mossi dalla novit

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