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Aggiornato: 26 giugno 2025


«Me felice, in qualunque luogo mi avesse collocato la giustizia, o la grazia, purchè libero dalla fossa delle bestie feroci, che si chiamano uomini!» «Dove fosse andato il tuo spirito non sapeva, ma ti lagrimava morto: l

La chiamano polentina, e il pubblico non è mai sazio di vederla, tanto che quando ha terminato i suoi giochi, si sente gridare da tutte le parti: Ancora, ancora, Polentina, e lei, quantunque stanca, e rossa infocata, riprende i suoi esercizii allegra e sorridente.

Tu dunque sposerai un uomo che esercita una delle professioni, che si chiamano liberali; forse perchè lasciano spesso la libert

Nelle Colonie vi sono di quei giudici che per ironia si chiamano di pace, che fanno ordinanze di sequestro a danno dei coloni, portando loro via i raccolti, gli animali da lavoro, gli attrezzi, tutto, e lasciandoli spesso nella più dolorosa miseria.

13 Dentro a Biserta i sacerdoti santi supplicando col populo dolente, battonsi il petto, e con dirotti pianti chiamano il lor Macon che nulla sente. Quante vigilie, quante offerte, quanti doni promessi son privatamente! quanto in publico templi, statue, altari, memoria eterna de' lor casi amari! 14 E poi che dal Cadì fu benedetto, prese il populo l'arme, e tornò al muro.

Oh! io comprendo perfettamente ciò. Bisogna moralizzare i padroni, mio caro, se vogliamo costituire la nostra indipendenza. Essi ci danno del tu, per l'epa del diavolo! Ci chiamano col nostro nome di battesimo, e qualche volta animale! Essi dimenticano perfino talvolta di dire: se vi piace! Oh! eh! I nostri padri

La nutrice loro e Fannio servo, per salvare Santilla, da maschio la vesteno e Lidio la chiamano, stimando il fratello da' turchi essere stato morto. Di Modon parteno. Tra via, son presi e prigioni in Costantinopoli condotti.

Subito allor su le percosse mura L'Angel di Rodi protettor discende, E del greco Argilan presa figura, Col vecchio Folco a favellare ei prende: Ecco che sorta omai la notte oscura Rodi pur con le tenebre difende, E chiamano le trombe saracine I fieri Turchi a riposarsi al fine.

Il suolo alpino, nell’estate è sonoro. Giù dagli estremi vertici rocciosi dove la ghiacciaia per troppo dirupo non regge, scroscia frequentissima la valanga di sassi la quale smotta serrata dapprima in qualche canaletto, poi s’allarga a ventaglio e moltiplica nella caduta i colpi ed i proiettili. Dalle creste affilate donde il ghiacciaio che si adagia sovra uno dei dorsi della montagna strapiomba sull’altro, formando quelle che gli alpinisti chiamano cornici, il sole stacca spesso enormi volumi di ghiaccio vivo e scaglia giù per abissi smisurati rendendo il rombo di una cannonata che gli echi trascinano, aggirano e rimenano più volte l

Ha nome Teresa, ma tutti a Parigi la chiamano Nan

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