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Aggiornato: 27 giugno 2025


E tu com'è possibile, uomo nefario, ch'in tanti cotidiani lustri non abbi imparato a latinare un cosí dotto et elegante epilogo ch'un bubalo se ne sarebbe giá fatto ampiamente capace? MALFATTO. Mastro, date un po' la frusta a esso e io alzarò voi e lui ve dará un cavallo e poi tutti doi me cacciarete lo naso. PRUDENZIO. Poltrone ribaldo! MALFATTO. Non me agiognerete, no.

1 Gravi pene in amor si provan molte, di che patito io n'ho la maggior parte, e quelle in danno mio ben raccolte, ch'io ne posso parlar come per arte. Però s'io dico e s'ho detto altre volte, e quando in voce e quando in vive carte, ch'un mal sia lieve, un altro acerbo e fiero, date credenza al mio giudicio vero.

60 Rispose il cavallier: Non ti rincresca se 'l nome mio scoprir non ti vogli'ora: ben tel dirò prima ch'un passo cresca l'ombra; che ci sar

88 Con quel rumor ch'un sacco d'arme cade, risuona il conte, come il campo tocca. Il destrier c'ha la testa in libertade, quello a chi tolto il freno era di bocca, non più mirando i boschi che le strade, con ruinoso corso si trabocca, spinto di qua e di l

22 Io non ti potre' esprimere il gran danno ch'Alceste al padre mio fa in quella guerra. Quattro eserciti rompe, e in men d'un anno lo mena a tal, che non gli lascia terra, fuor ch'un castel ch'alte pendici fanno fortissimo; e l

Non perche' piu` ch'un semplice sembiante fosse nel vivo lume ch'io mirava, che tal e` sempre qual s'era davante; ma per la vista che s'avvalorava in me guardando, una sola parvenza, mutandom'io, a me si travagliava. Ne la profonda e chiara sussistenza de l'alto lume parvermi tre giri di tre colori e d'una contenenza;

Ma sta' sicura che senz'onda il mare, senza splendor il sole, senza belve e nanti senza augelli fian le selve, ch'un picciol nevo mai lei poscia equare.

20 La femina crudel lo fece porre, incatenato e mani e piedi e collo, nel tenebroso fondo d'una torre, ove mai non entrò raggio d'Apollo. Fuor ch'un poco di pan muffato, torre gli fe' ogni cibo, e senza ancor lassollo duo talora; e lo diè in guardia a tale, ch'era di lei più pronto a fargli male.

Ch'instrusse mai quella solerte vespa svenar il ragno e trasferirlo al speco, dove co' piedi e rostro pria l'increspa e tienlo poi, qual uovo, in grembo seco, in fin ch'un figlio in quella tana crespa gli nasca d'ale privo, ignudo e cieco, ma di troncate mosche tanto 'l pasce, ch'egli giá vespa salta fuor di fasce?

Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, si` che la fama di colui e` scura: cosi` ha tolto l'uno a l'altro Guido la gloria de la lingua; e forse e` nato chi l'uno e l'altro caccera` del nido. Non e` il mondan romore altro ch'un fiato di vento, ch'or vien quinci e or vien quindi, e muta nome perche' muta lato.

Parola Del Giorno

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