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Ma il più bel fiore era Metilde, quella bella bionda, leggiadra, snella ed eterea come un angelo dipinto da Morelli. Con quei capelli d’oro e quegli occhi turchini, quella vita di vespa, quell’incesso leggiero di silfide!... quando muoveva agilmente sul pianoforte le dita affusolate, Silvio restava estatico a contemplarla, quando in un giro di valzer essa scopriva gli stivalini arcuati che calzavano i suoi piedini eleganti, egli si tirava indietro per paura di toccarla, tanto gli pareva una divinit

Avevamo ripreso la via postale, e ci affrettavamo verso M *. Io pensava alle brune chiome d'Ortensia, ai suoi sguardi per languidezza lucenti, al suo corpiccino di vespa, alle movenze incantevoli onde s'abbellivano le sue forme leggiadre.

e qual esce di cuor che si rammarca, tal voce uscì del cielo e cotal disse: «O navicella mia, com’ mal se’ carca!». Poi parve a me che la terra s’aprisse tr’ambo le ruote, e vidi uscirne un drago che per lo carro la coda fisse; e come vespa che ritragge l’ago, a traendo la coda maligna, trasse del fondo, e gissen vago vago.

e qual esce di cuor che si rammarca, tal voce usci` del cielo e cotal disse: <<O navicella mia, com'mal se' carca!>>. Poi parve a me che la terra s'aprisse tr'ambo le ruote, e vidi uscirne un drago che per lo carro su` la coda fisse; e come vespa che ritragge l'ago, a se' traendo la coda maligna, trasse del fondo, e gissen vago vago.

e qual esce di cuor che si rammarca, tal voce uscì del cielo e cotal disse: «O navicella mia, com’ mal se’ carca!». Poi parve a me che la terra s’aprisse tr’ambo le ruote, e vidi uscirne un drago che per lo carro la coda fisse; e come vespa che ritragge l’ago, a traendo la coda maligna, trasse del fondo, e gissen vago vago.

e qual esce di cuor che si rammarca, tal voce usci` del cielo e cotal disse: <<O navicella mia, com'mal se' carca!>>. Poi parve a me che la terra s'aprisse tr'ambo le ruote, e vidi uscirne un drago che per lo carro su` la coda fisse; e come vespa che ritragge l'ago, a se' traendo la coda maligna, trasse del fondo, e gissen vago vago.

Spero che non dimenticherete queste piccole notizie, le quali vi gioveranno non poco, quando intraprenderete degli studi più importanti. Dianzi parlandovi delle vespe, vi ho taciuto il nome di una specie di vespa, dalla quale l'uomo ritrae grandi vantaggi: intendo parlare dell'ape. Ne avete mai vedute?

L'indomani, in groppa al morello, con le bisaccie ben gonfie, e Vespa e Monaca dietro, il guercio arrivava a Pietracaduta. Il campiere l'aspettava: messero il cavallo in istalla, e fecero le viste d'andarsene a caccia. È venuto? domandò il galantuomo sottovoce, quando s'ebbero allontanato un poco dalla masseria. Stamattina, rispose Ciulla nell'istesso tono. Dov'è? Sulla montagna.

Regina era alta, flessibile, svelta come una liana. La sua vita avrebbe destato invidia in una vespa. I suoi occhi, di un nero bleu, illuminavano la sua fisionomia del più puro tipo spagnuolo della scuola di Zurbaran. Aveva una pallidezza sana, fresca come una gionchiglia, appetita e mordente, che rivelava l'equilibrio della vita, animando in modo eguale una struttura di primo ordine. Sul suo sembiante volteggiava quella calma calda e stellata delle notti di est