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Aggiornato: 16 maggio 2025


Si nota subito che essi appartengono ad epoche diverse, perchè, mentre alcuni dei soggetti biblici che vi sono rappresentati sono di un rozzo stile bizantino, altri presentano i caratteri di un'arte più avanzata, e vi sono pure alcune belle e graziose figure, particolarmente quelle dell'adorazione della Croce, che sembrano dell'epoca di Cimabue.

Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, si` che la fama di colui e` scura: cosi` ha tolto l'uno a l'altro Guido la gloria de la lingua; e forse e` nato chi l'uno e l'altro caccera` del nido. Non e` il mondan romore altro ch'un fiato di vento, ch'or vien quinci e or vien quindi, e muta nome perche' muta lato.

Vi capita in bottega con quattro scarabocchi, e voi v'innamorate subito di lui, come Cimabue s'è innamorato di Giotto. Benissimo detto; come Cimabue! ripigliò mastro Jacopo. Infatti, Spinello Spinelli meritava tutto quello che ho fatto per lui. Che ci trovate a ridire, voi altri?

Cimabue che conosceva l'ortica al tasto, rispondeva con una voce in cui si sentiva un'improvvisa contentezza. Mi perdona? le domandavo. Oh buon figliuolo! rispondeva; perdoni lei a me, che sono una brontolona e una zotica.

Di tal superbia qui si paga il fio; e ancor non sarei qui, se non fosse che, possendo peccar, mi volsi a Dio. Oh vana gloria de l’umane posse! com’ poco verde in su la cima dura, se non è giunta da l’etati grosse! Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, che la fama di colui è scura.

Di tal superbia qui si paga il fio; e ancor non sarei qui, se non fosse che, possendo peccar, mi volsi a Dio. Oh vana gloria de l’umane posse! com’ poco verde in su la cima dura, se non è giunta da l’etati grosse! Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, che la fama di colui è scura.

Il loro studio è utile per la storia dell'arte, appartenendo questi affreschi a stili diversi: a quello bizantino, a quello di Cimabue e di Giotto, fino ai secoli xv e xvi. Ne parlerò brevemente.

Con quel modello e con la sua valentìa come non fare un capolavoro? Ma il premio sperato da questo impiastratore, da questo pittor da sgabelli, da boccali, da fantocci, da candele, da chiocciole, da taverne, da colombaie, da marzocchi, era ben altro da quello ottenuto da Cimabue.

Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, si` che la fama di colui e` scura: cosi` ha tolto l'uno a l'altro Guido la gloria de la lingua; e forse e` nato chi l'uno e l'altro caccera` del nido. Non e` il mondan romore altro ch'un fiato di vento, ch'or vien quinci e or vien quindi, e muta nome perche' muta lato.

Che! che! rispose mastro Jacopo. La modestia è una bella cosa, ragazzo mio; ma tu ora fai torto alla natura, che ha voluto indicarti molto chiaramente la tua vocazione. Ho caro di averti conosciuto. Cimabue si tenne fortunato di essersi imbattuto in un pastorello che disegnava le pecore del suo armento sui lastroni di Vespignano. Io avrò in quella vece posta la mano su d'un artista formato.

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