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E narrerei: Venite al porto. Io ho veduto le venerande galee, i galioni, le galiazze, le galeotte, le cetee, i taridi, i panfili, le vacchette, le borbotte, i golabi, le gatte, le cocche, le saettìe, i portantini, gli uscieri, le flotte di quei genovesi che ghermirono la Corsica, la Capraia, la Gorgona, Tunisi e Minorca, Almeria, Tortosa; navigatori e guerrieri, i ghibellini contro Carlo, i guelfi che preferirono lo esiglio al pane dato dai vincitori, i sostegni del seggio bizantino, i mercatanti da Ceuta al mar Libico, all'Egizio, al Sinaco, al Panfilio, al Lido, all'Arcipelago.

Si nota subito che essi appartengono ad epoche diverse, perchè, mentre alcuni dei soggetti biblici che vi sono rappresentati sono di un rozzo stile bizantino, altri presentano i caratteri di un'arte più avanzata, e vi sono pure alcune belle e graziose figure, particolarmente quelle dell'adorazione della Croce, che sembrano dell'epoca di Cimabue.

Un altro storico bizantino, entusiasta di Giuliano, è Zosimo. Egli dimostra un retto senso critico nel dare, per la conoscenza di Giuliano, una suprema importanza agli scritti stessi dell’imperatore a preferenza di qualsiasi altra fonte. Però, poco o nulla aggiunge a quanto gi

Ravenna ha visto, difatti, la caduta dell'Impero romano, il primo insediamento del regno germanico sulle rovine della potenza dei Cesari, i sessant'anni della supremazia degli Ostrogoti, i due secoli del dispotismo bizantino, e ne conserva inapprezzabili ricordi.

Non si poteva considerare quella famosa Austria, il baluardo dell'Europa contro i Turchi, come una specie di nuovo Impero romano d'Oriente? E non subì essa la stessa sorte dell'Impero bizantino, che si andò lentamente esaurendo?

Bryce osserva che l'Impero tedesco ed il suo Imperatore si trovarono di fronte all'usurpatore Napoleone nella stessa situazione, in cui si trovò l'Impero bizantino, quando Carlo Magno usurpò la corona di Costantino. Ma Vienna o Regensburg fece meno opposizione al conquistatore ed alle sue pretese di dominio mondiale, di quello che non aveva un giorno fatto Bisanzio.

Dal quale in poi moltiplicaronsi gli edifizi sacri in Italia e fuori, ed in Costantinopoli principalmente; e perché naturalmente e bene o male gli edifizi dánno occasioni di pitture e scolture, nacquene nell'arte intiera quello stile, che, per essere stato coltivato principalmente e piú a lungo a Costantinopoli, ebbe e serba nome di «bizantino». Stile rozzo, goffo, e decaduto senza dubbio; ma serbò pure un resto d'arti; ma aiutò il risorgimento poi.

Il loro studio è utile per la storia dell'arte, appartenendo questi affreschi a stili diversi: a quello bizantino, a quello di Cimabue e di Giotto, fino ai secoli xv e xvi. Ne parlerò brevemente.

Fuggiva lungo un lato del verziere un portico; e come nell’animo delle vergini i profumi risvegliavano imagini sopite, così il sole penetrando sotto li archi bassi ravvivava nell’intonico i residui dell’oro bizantino.

Teodora v'è rappresentata come una donna giovane, bella, imponente e di aspetto veramente imperiale. Porta il sontuoso diadema bizantino, e il suo sacro mantello è riccamente ornato, alla foggia orientale, di ricami d'oro e di pietre preziose. Come Giustiniano, essa tiene in mano un vaso che porta a titolo di offerta. Ai suoi lati le dame della corte, di nobile aspetto come la loro padrona, sono vestite di broccato drappeggiato all'antica, in colori ricchi e svariati. E' notevole la loro pettinatura, la quale ricorda esattamente quella delle donne romane del tempo de' Flavii e degli Antonini. Sarebbe azzardato voler ritrovare dei ritratti autentici in queste figure, che si rassomigliano le une alle altre; ma pur tuttavia tali tipi muliebri, appartenenti all'epoca più brillante, più sontuosa, più raffinata della corte di Bisanzio, non si possono guardare senza interesse. L'artista ha dato loro un carattere di vera grandezza, senza mai cadere nell'esagerato. Un'eguale espressione di solennit