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93 Tenendo tuttavia le belle braccia al timido marito al collo Argia, e di lacrime empiendogli la faccia, ch'un fiumicel dagli occhi le n'uscia; s'attrista che colpevole la faccia, come di mancata gi

12 Dico che, come arriva in su la sponda del fiume, quel prodigo vecchio scuote il lembo pieno, e ne la turbida onda tutte lascia cader l'impresse note. Un numer senza fin se ne profonda, ch'un minimo uso aver non se ne puote; e di cento migliaia che l'arena sul fondo involve, un se ne serva a pena.

50 Poi che ad alto vien, ch'un picciol punto lo può stimar chi da la terra il mira, prende la via verso ove cade a punto il sol, quando col Granchio si raggira, e per l'aria ne va come legno unto a cui nel mar propizio vento spira. Lasciamlo andar, che far

64 O felice animai ch'un sonno forte sei mesi tien senza mai gli occhi aprire! Che s'assimigli tal sonno alla morte, tal veggiare alla vita, io non vo' dire; ch'a tutt'altre contraria la mia sorte sente morte a veggiar, vita a dormire: ma s'a tal sonno morte s'assimiglia, deh, Morte, or ora chiudimi le ciglia!

<<Se tu avessi>>, rispuos'io appresso, <<atteso a la cagion perch'io guardava, forse m'avresti ancor lo star dimesso>>. Parte sen giva, e io retro li andava, lo duca, gia` faccendo la risposta, e soggiugnendo: <<Dentro a quella cava dov'io tenea or li occhi si` a posta, credo ch'un spirto del mio sangue pianga la colpa che la` giu` cotanto costa>>.

Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, si` che la fama di colui e` scura: cosi` ha tolto l'uno a l'altro Guido la gloria de la lingua; e forse e` nato chi l'uno e l'altro caccera` del nido. Non e` il mondan romore altro ch'un fiato di vento, ch'or vien quinci e or vien quindi, e muta nome perche' muta lato.

29 Poi che l'ha seco in solitario loco dove non teme d'esser sopraggiunta, con atti e con parole a poco a poco le scopre il fisso cuor di grave punta. Con gli occhi ardenti e coi sospir di fuoco le mostra l'alma di disio consunta. Or si scolora in viso, or si raccende; tanto s'arrischia, ch'un bacio ne prende.

E io: <<Per filosofici argomenti e per autorita` che quinci scende cotale amor convien che in me si 'mprenti: che' 'l bene, in quanto ben, come s'intende, cosi` accende amore, e tanto maggio quanto piu` di bontate in se' comprende. Dunque a l'essenza ov'e` tanto avvantaggio, che ciascun ben che fuor di lei si trova altro non e` ch'un lume di suo raggio,

45 Ha sempre in mente, e mai non se ne parte, come esser puote ch'un povero fante abbia del cor di lei spinto da parte merito e amor d'ogni altro primo amante. Con tal pensier che 'l cor gli straccia e parte, Rinaldo se ne va verso Levante; e dritto al Reno e a Basilea si tiene, fin che d'Ardenna alla gran selva viene.

E con quel modo ch'un immondo serpe, vedendo, ov'era 'l ghiaccio, nato il fiore, si sbuca lieto d'un'angosta sterpe, dove si spoglia il vecchio corio fore tutto d'argento, ed or fassi piú cinte del ventre al capo ed or segue 'l suo amore; tal io, poi che le spoglie risospinte m'ebbi d'addosso, per danzar su m'ersi; ma fûrno dal desio mie forze vinte.