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Anche la gente del popolo, però, parla, quando occorre, il castigliano, stentatamente e senza grazia; ma sempre assai meglio che non si parli l'italiano dal basso popolo delle Provincie settentrionali d'Italia.

In Aragona si può dir che si parla il castigliano, anche dal popolo minuto, benchè con qualche storpiatura e qualche barbarismo; ma allo spagnuolo delle Castiglie basta una mezza parola per riconoscere l'aragonese; e non c'è castigliano infatti, che non sappia imitare quell'accento, e non lo metta, all'occasione, in ridicolo, per quello che ha di rozzo e di monotono, presso a poco come si fa in Toscana della parlata di Lucca.

Seppi poi che a Barcellona v'è un gran numero di camerieri d'albergo, di fattorini da caffè, di cuochi, di servitori d'ogni genere, piemontesi, la maggior parte della provincia di Novara, che andarono in Spagna da ragazzi, e che parlano codesto gergo orribile, misto di francese, d'italiano, di castigliano, di catalano, di piemontese, non con gli Spagnuoli, s'intende, perchè lo spagnuolo lo hanno imparato tutti; ma coi viaggiatori italiani, così, per vezzo, per far vedere che non hanno dimenticato la lingua patria.

La spedizione era destinata dal re e dalla regina alla scoperta delle Indie; qualunque cosa accadesse, egli, non nato Castigliano, avrebbe serbato obbedienza ai reali di Castiglia; sarebbe andato avanti nella sua intrapresa, fino a che, per grazia di Dio, non giungesse a compirla.

Ponete mente, padrona; diceva egli; avete baciate due guance, su cui oggi appunto si sono posate le labbra della vostra regina. Signore Iddio! è vero questo? Come è vero che qui c'è un castigliano per lo scotto. Vi rifaccio il resto, signor conte. No, cara; anzi, eccone qui un altro, per fargli compagnia. I castigliani si annoiano, da soli.

Per questo sentii poi dire da molti catalani: "Eh! tra la vostra lingua e la nostra c'è poca differenza!" Sfido io! Potrebbero anzi dire quello che mi disse con un tuono di benevola alterezza un corista castigliano, a bordo del bastimento che mi portava cinque mesi dopo a Marsiglia: La lingua italiana è il più bello dei dialetti che si sian formati dalla nostra.

Quella mattina, felice com’era, trovò modo di parlare con tutti i marinai della Santa Maria nella lingua di ciascheduno: in castigliano ai Castigliani, che formavano per la massima parte il suo equipaggio; in portoghese ai due Portoghesi, che v’erano associati, quasi per ragione di buon vicinato; in inglese e in irlandese all’unico Inglese e all’unico Irlandese, che c’erano come sperduti.

Circondato questi da quattro navi nemiche, travagliava faticosamente a difendersi in ispecial modo da prora, ove il martellava la squadra comandata dal castigliano Enrico Nedena, che sconquassate quante borbote, piatte e barche minori scortavano e facevano scudo a quel legno che capitanava l'antiguardo, voleva a forza impossessarsene e condurlo prigioniero. Il comandante Borserio aveva pugnato con portentosa avvedutezza e coraggio, ma tutto l'ardir suo e la bravura non erano stati bastevoli a sottrarlo al riboccante numero degli assalitori che da quattro parti il bersagliavano: le sue bombarde erano smontate, l'albero infranto, spezzati i banchi dei rematori, spezzato il timone, tutto il ponte pieno di moribondi e d'uccisi, per cui i lacerati fianchi del Busto-di-ferro grondavano sangue. Il Borserio, benchè ferito in più parti, animando colla voce quello spizzico rimastogli de' suoi, ruotando disperatamente la spada teneva lontani ciò non per tanto i Ducali, che, gettati dalle loro navi i roncigli, tentavano di venire all'arrembaggio. L'arrivo col

Balzarono in piedi a tal riferita minaccia Borserio e Pellicione, e "Così parlava quel superbo Castigliano? esclamò il primo fremendo: pretende egli, perchè possiede cinque regni, ispaventare coi soli suoi detti gli uomini di tutte le nazioni? egli che rifiutò la sfida di Francesco di Francia per non sapere reggere nella destra la spada?"

Il De Mena, quantunque ingannato del pari che il suo protettore dalla universale pedanteria e trasandato dietro ad essa, ottenne nella sua patria il soprannome di «Ennio castigliano», forse per averle regalato un poema di maggior mole che non quelli de' suoi predecessori.