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Aggiornato: 25 giugno 2025
Con Ipalca Marfisa in un cantone, coperta d'un zendale, è alla vedetta, ed a' votanti mette soggezione col ventaglio e facendo la civetta. Talor con leggiadrissima invenzione apre il zendal, poi lo richiude in fretta. Ad alcun paladin si mostra altera, ad alcun sorridente e lusinghiera. Entrati nella sala Carlo Mano, prelati, paladini e cavalieri, chiuse furon le porte a mano a mano.
SQUADRA. Io non so se non portagallina. TRASILOGO. Sai maneggiar questa spada a due mani? SQUADRA. Meglio assai quella a duo piedi; però seria bene che mi locaste nella retroguarda. TRASILOGO. Quel loco è del capitano acciò possa soccorrere dove è il bisogno, e dietro questo cantone sosterrò l'impeto della battaglia. SQUADRA. E voi, savio, vi ponete al sicuro.
Anche in Milano negli ultimi tempi era diventato difficile il vivere in pace: non si voltava un cantone, che un Catalano o un Lanzinecco non vi fosse addosso per rubarvi il berretto o la cappa; ma pazienza, la pelle almeno era salva: qui all'incontro vi sono soldati sulle spiagge, soldati nei castelli, artiglierie per le montagne, barche armate sul lago, insomma se non t'ammazza l'uno, t'ammazza l'altro: e il peggio si è poi, che se per isventura dai loro nelle mani, t'aggiustano come un martire del Calendario.
Quando girar gli vedono un cantone, par loro avere in sul capo il mantello, hanno la mente in gran confusione e, come Filinor, con una cesta fuggirien, ché non hanno piú la testa.
Fondai nel giugno del 1835 un giornale destinato a estendere l'Associazione e le sue idee nella Svizzera. Esciva due volte la settimana, su due colonne, francese l'una, tedesca l'altra. Avevamo fatto acquisto d'una stamperia in Bienna, nel Cantone di Berna. Il professore Weingart, svizzero, dirigeva lo Stabilimento, nel quale allogammo operai profughi, tedeschi e francesi.
Vito e donn'Amalia al cantone del vico a sinistra, parlano sottovoce. I garzoni lavorano nella tintoria. Rafele lava qualcosa nella tinozza, davanti alla tintoria stessa. Don Marco davanti alla bottega sua, seduto, accorda una chitarra. Rabbiele il ciabattino lavora. Una lucerna è sul banchetto e attorno alla lucerna è una carta verde che fa da paralume. Rafele, curvo sulla tinozza zufola.
Sì rispose Celeste, sospirando è quello del.... mio povero cognato. Cocò. La duchessa non voleva confessare che moriva di noia e invece andava dicendo che aveva i suoi nervi, che so io!... l'emicrania. Il duca, almeno, sdraiato in un cantone, con un giornale che gli copriva la faccia, si sfogava schiettamente in lunghi sbadigli, socchiudendo gli occhi.
E detto questo, a Ipalca si volgea, che un rotolo di carta in man portava lungo sei braccia, ch'ei dato le avea a tenere, e sul spazzo il sciorinava. Io non son menzogner, dama dicea Filinor a Marfisa, che guardava l'albero suo, ch'ei distendendo gía, e pareva un lenzuolo di Golia. Veggendo in un cantone una bacchetta, lesto la prende e comincia additare.
Ma alle titubanze accennate s'aggiungevano le divisioni inerenti ad ogni federazione e fomentate dalle monarchie, ch'esercitavano influenza sopra un Cantone o sull'altro, la Prussia su Neuchâtel, l'Austria sui tre piccoli Cantoni, la Francia pel contatto dell'ambasciata, su Berna.
E che faremo noi senza di te? e che ti abbiam fatto perchè desideri tanto di abbandonarci? Non m'intendo che mi vogliate male; ma ormai non ho a far altro che starmi colla rocca in un cantone; sono un soprosso per voi!...
Parola Del Giorno
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