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Aggiornato: 18 giugno 2025
Li vedo.... in fondo al bosco Si ritraggon i vili.... e qui tu puoi Cantar liberamente La cavatina tua.... Sì: mio fedele!.... Altra ragion qui non mi trasse e certo Venuto non sarei, Se il maestro, cedendo ai voti miei, La cavatina non mi avesse scritto.... COM. Siete primo tenor ne avete il dritto.
Poi ch’ell’ avea ’l parlar così disciolto, cominciava a cantar sì, che con pena da lei avrei mio intento rivolto. «Io son», cantava, «io son dolce serena, che ’ marinari in mezzo mar dismago; tanto son di piacere a sentir piena! Io volsi Ulisse del suo cammin vago al canto mio; e qual meco s’ausa, rado sen parte; sì tutto l’appago!».
"È vuoto il nido tuo.... è vuoto il mio: La speranza non più nel cor accende Garrule gioie e lieti amori in questa Notte del viver nostro; indarno splende La danza delle stelle... In nota mesta Al tuo risponde il mio querelar pio. "Ma se un raggio di giubilo non splende, Ci conforti, fratel, il cantar pio, Che rompe il duolo della notte mesta.
dal mio maestro, e «Non aver paura», mi dice, «di parlar; ma parla e digli quel ch’e’ dimanda con cotanta cura». Ond’ io: «Forse che tu ti maravigli, antico spirto, del rider ch’io fei; ma più d’ammirazion vo’ che ti pigli. Questi che guida in alto li occhi miei, è quel Virgilio dal qual tu togliesti forte a cantar de li uomini e d’i dèi.
Da questo passo vinto mi concedo piu` che gia` mai da punto di suo tema soprato fosse comico o tragedo: che', come sole in viso che piu` trema, cosi` lo rimembrar del dolce riso la mente mia da me medesmo scema. Dal primo giorno ch'i' vidi il suo viso in questa vita, infino a questa vista, non m'e` il seguire al mio cantar preciso;
non rugghio` si` ne' si mostro` si` acra Tarpea, come tolto le fu il buono Metello, per che poi rimase macra. Io mi rivolsi attento al primo tuono, e 'Te Deum laudamus' mi parea udire in voce mista al dolce suono. Tale imagine a punto mi rendea cio` ch'io udiva, qual prender si suole quando a cantar con organi si stea; ch'or si` or no s'intendon le parole. Purgatorio: Canto X
Moveti lume che nel ciel s'informa, per se' o per voler che giu` lo scorge. De l'empiezza di lei che muto` forma ne l'uccel ch'a cantar piu` si diletta, ne l'imagine mia apparve l'orma; e qui fu la mia mente si` ristretta dentro da se', che di fuor non venia cosa che fosse allor da lei ricetta. Poi piovve dentro a l'alta fantasia un crucifisso dispettoso e fero ne la sua vista, e cotal si moria;
Spirto gentil, che vero e raro oggetto se' di quel bel, che più l'alma disìa, e di cui brama ognor la mente mia essere al tuo cantar caro suggetto; se di pari n'andasse in me l'effetto con le tue lode, onor render potrìa mia penna a te; ma poi mia sorte rìa m'ha sì bramato onor tutto interdetto.
poi, liquefatta, in se' stessa trapela, pur che la terra che perde ombra spiri, si` che par foco fonder la candela; cosi` fui sanza lagrime e sospiri anzi 'l cantar di quei che notan sempre dietro a le note de li etterni giri; ma poi che 'ntesi ne le dolci tempre lor compatire a me, par che se detto avesser: 'Donna, perche' si` lo stempre?,
O stamani, mormorò il Picchiasodo, perchè oramai si può cantar mattutino. Il Sangonetto faceva in quel mentre un passo indietro, sperando di mettersi lontano dal tiro e di darla a gambe non visto. Ma il Picchiasodo ci aveva gli occhi nella collottola. Ehi, dico, non mi dare la volta! Qua, mal arnese, e sentimi questo po' di tanaglia. A voi, dopo tutto; non cercate più altro, ecco l'uomo!
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