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Aggiornato: 18 giugno 2025
Ond'io: <<Forse che tu ti maravigli, antico spirto, del rider ch'io fei; ma piu` d'ammirazion vo' che ti pigli. Questi che guida in alto li occhi miei, e` quel Virgilio dal qual tu togliesti forza a cantar de li uomini e d'i dei. Se cagion altra al mio rider credesti, lasciala per non vera, ed esser credi quelle parole che di lui dicesti>>.
dal mio maestro, e «Non aver paura», mi dice, «di parlar; ma parla e digli quel ch’e’ dimanda con cotanta cura». Ond’ io: «Forse che tu ti maravigli, antico spirto, del rider ch’io fei; ma più d’ammirazion vo’ che ti pigli. Questi che guida in alto li occhi miei, è quel Virgilio dal qual tu togliesti forte a cantar de li uomini e d’i dèi.
1 Soviemmi che cantar io vi dovea (gi
Ghiedi tu, quanto il mio valor s'estende, poi lascia a me di satisfarti cura. Dal ciel la luna al mio cantar discende, s'agghiaccia il fuoco, e l'aria si fa dura; ed ho talor con semplici parole mossa la terra, ed ho fermato il sole.
e gia` iernotte fu la luna tonda: ben ten de' ricordar, che' non ti nocque alcuna volta per la selva fonda>>. Si` mi parlava, e andavamo introcque. Inferno: Canto XXI Cosi` di ponte in ponte, altro parlando che la mia comedia cantar non cura, venimmo; e tenavamo il colmo, quando restammo per veder l'altra fessura di Malebolge e li altri pianti vani; e vidila mirabilmente oscura.
Fuor de la fiamma stava in su la riva, e cantava 'Beati mundo corde!. in voce assai piu` che la nostra viva. Poscia <<Piu` non si va, se pria non morde, anime sante, il foco: intrate in esso, e al cantar di la` non siate sorde>>, ci disse come noi li fummo presso; per ch'io divenni tal, quando lo 'ntesi, qual e` colui che ne la fossa e` messo.
Ché dopo un breve tuono e un parapiglia v'andaste in fummo o dileguaste in guazzi; e fu la vostra quella maraviglia delle cittá di neve de' ragazzi. Cosí va chi aver fama si consiglia dal rumorio di stolti popolazzi, ch'oggi al poeta fan plauso e decoro con la ragion che poi lo fanno al toro. Segua che vuole a questo mio libretto, di Marfisa bizzarra io cantar voglio.
Pure i miei versi altera illusïone Sembravano condurmi ad una mèta Lontana e fulgida... E sorge al guardo mio la visïone Che ad ora ad ora evóca in me il poeta. Il poeta dovria cantar l'eterna Lotta dell'uom col male e col desire, L'ardua battaglia E dei sensi e del cor che ne governa, La ribellione al duolo nostro sire.
Fuor de la fiamma stava in su la riva, e cantava ‘Beati mundo corde!’ in voce assai più che la nostra viva. Poscia «Più non si va, se pria non morde, anime sante, il foco: intrate in esso, e al cantar di l
E cosí, accioché fine pognamo agli argomenti, pare, come di sopra è detto, non convenirsi a questo libro nome di «commedia». Né si può dire non essere stato della mente dell'autore che questo libro non si chiamasse «commedia», come talvolta ad alcuno di alcuna sua opera è avvenuto; conciosiacosaché esso medesimo nel ventunesimo canto di questa prima cantica il chiami commedia, dicendo: «Cosí di ponte in ponte altro parlando, Che la mia commedia cantar non cura», ecc.
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