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Aggiornato: 14 luglio 2025
Per tentarlo davvero ci volle la spinta del duca, il quale minacciava una scenata, uno scandalo se non si faceva a suo modo: Bisogna battere il ferro quando è caldo! pensava Prospero Anatolio. In fatti, capitato uno di quei giorni a Santo Fiore, il duca aveva passata tutta la mattina alla canonica, senza che Maria, uscita in carrozza a passeggiare, sospettasse il suo arrivo.
E mise un sospiro, e si contentò di guardare con la coda dell'occhio la manina che la fanciulla aveva abbandonata sul grembo. Se non fosse stato per quella diavoleria a lui ignota, forse a quell'ora stringerebbe tra le sue quella manina gentile e graziosa. Il vecchio orologio a pendolo, chiuso in un armadio impiallacciato, sonò l'ora canonica, e si fissarono al solito l'ultime tre partite.
Bevuto il caffè, fatto un po' di chilo e un sonnellino, il Padre usciva. E di solito non tornava più a casa fino ad una cert'ora, senza che si riuscisse a sapere nè dove, nè che mai avesse a fare. L'abate intanto saliva al suo stanzino, a' fedeli volumi latini, alle solitarie meditazioni. Verso il tramonto, lo si vedeva attraversare, colle braccia raccolte al petto e gli occhi a terra, l'erboso cortile della canonica; entrar nella chiesa per la porta della sagrestia; e col
Povera signora Angelica! Povera signora Rosina!... Dopo quella predica si sforzarono ogni giorno più per mostrarsi tranquille, rassegnate; per attendere come prima, con ogni cura, alla Canonica, al pollaio, al desinaretto di don Giuseppe, ma era rimasta loro una grande amarezza in fondo al cuore, un continuo rodimento.
Ma via, mettiamo da parte le ragioni che vi ho esposto: a voi non garbano, ed io non vi voglio chiudere il Limbo che vi aspetta. Non è egli vero, che voi dovete provvedere a due cose: alla chiesa ed alla canonica? Poniamo dunque che la chiesa sia santa; la canonica voi non impugnerete gi
C'era forse in fondo al cuore, anche quell'altra ragione del benefizio; non della Canonica e dell'orto perchè, ormai, quel regno lo avevano riacquistato: avevano combinato con don Giuseppe una specie di affittanza ed erano tornate loro ad essere le padrone....
La seguivano ad ogni passo, trotterellando, facevano tutto sotto la sua direzione e i suoi ordini, in casa, nella canonica, in cucina, nell'orto. Evelina era piena di garbo, Evelina era piena di testa, Evelina era piena de cuor! Tutto questo, le due vecchiette lo pensavano, lo esprimevano col viso, cogli occhi, coi gesti.... non colle parole perchè non parlavano più.
Era troppo sconvolto, troppo spaventato.... Che viaggio lungo, uggioso per le signore Laner, e come arrivarono tristi e malinconiche alla canonica! Osarono appena presentare a Don Giuseppe "coi saluti particolari del signor commendatore direttor" il bel panettone che Evelina aveva finito col regalar loro, per levarle dai triboli.
Ma oh! come l'affanno di queste povere creature toccò il limite estremo quando, scese nella stalla, non rinvennero più neanche Marco! Di quali pianti non risuonò la canonica, di quali disperati guai? Marco co' più dolci nomi chiamavano, Marco invocavano, Marco dal cielo con ardentissime preci e con supplici voti chiedevano, e i campi intorno si sentivano risuonare: Marco! Marco!
E per questa massima che concordava colla sola, coll'unica passione di quelle due esistenze, esse finivano col diventare sempre più avare anche per salvarsi l'anima; e incrudelivano sopra di sè, più ancora che sugli altri, per accumulare sul patrimonietto comune, sul benefizio della Canonica e persino sul vino della Santa Messa, e qualche volta sospirando e gemendo dinanzi al giocondo appetito del buon pretone sano e forte.
Parola Del Giorno
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