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Aggiornato: 25 giugno 2025
Si fermava, girava turbinosamente, col pugno stretto, fino a stancarsi, ora il braccio destro, ora il sinistro, dando calci all'aria avanti e indietro con la gamba sinistra quando era in moto il braccio destro, con la gamba destra quando era in moto il sinistro...
ATTILIO. M'hai servito altre volte con molta prontezza; e or, piú che mai bisognoso del tuo aiuto, vengo con la medesima confidenza a pregarti che adopri tutto il tuo sapere e ci metti tutto il tuo studio. TRINCA. Il padron amorevole e grato fa sollecito il servidore. ATTILIO. Servimi, ché ti darò un paio di calze. TRINCA. Un paio di calci piú tosto.
Dove la gente non era lesta a sgombrare, il gigante si faceva largo coll'impeto della persona, colle irruzioni del capo, colla violenza dei calci.
Allora, più spaventate, fecero per aprir l'uscio, e trovato chiuso, cominciarono a bussare, a battere disperatamente. Apri, Pierino! Apri! Pierino corse appena a girar la chiave, e si buttò di nuovo sul letto piangendo, smaniando, tirando calci all'aria.
Era insomma una scena deliziosissima e il tenente non si vedeva. Ognuno che abbia frequentato per poco i volontari, sa quanto sia susurrone e incontentabile questo elemento, quando è lontano dal fuoco; quindi facilissimo e immaginarsi quali recriminazioni, quale sussurro provocasse questa inopinata tardanza. Prima furono proteste, poi fischi acutissimi: finalmente calci e pugni alla porta.
DULONE. È vero e l'ho visto! CINTIA. Tu hai visto me entrar in casa sua la notte passata? DULONE. Io io, sí sí, con questi occhi! CINTIA. Se tu non fossi suo servo a cui porto rispetto, ti darei tanti calci su lo stomaco che ti farei vomitar il sangue e l'anima, o la veritá. Ma s'era di notte, come mi conoscevi?
Non gli dirai niente, hai capito? continuò rivolto al ragazzo se no, ti darò quattro scoppole e quattro calci io. Niente, eccellenza, sì; niente! Bella Madre Santissima! E domani andrai laggiù, dalla signorina Ti dar
Aggiungi, che da questo ginepraio ne sei uscito a buon patto, e la Provvidenza non s'ha a tentarla due volte. Ma adagio un tantino; ne sono io poi uscito tanto a buon patto? Un trecento di lire le buscavo, e dove quelle andavano, non ne occorrevano altre. Ora, chi m'avesse visto e udito poc'anzi, trar calci a quella moneta, non m'avrebbe tolto pel banchiere Parodi?
L'arabo alzò Le spalle e cercò di sorridere, ma senza riuscirvi. Se non vi eri tu, ti giuro, Abd-el-Kerim, che avrei stampato sulle sue piccole labbra un gran bacio. Ma la ritroverò e sola. Una fiamma balenò negli occhi di Abd-el-Kerim, ma una fiamma d'ira e di sdegno. La sua fronte s'increspò e le sue mani si posarono sui calci del revolver. Sta in guardia, Notis! diss'egli con accento cupo.
Ma si tirano nuovi calci all'uscio. Una speranza entra baldanzosa nel cuore del giovine, e gli dice: «va ad aprire.» Non ci va, ci corre. Un ometto sottile e nervoso, con una faccia mobilissima e sorridente, si affaccia nel vano: «Il signor Donato X? Sono io, per servirla. Vengo da parte del signor Martino Bruscoli. Donato non ha mai inteso questo nome, e tira ad indovinare: «Lo zio di Costanza?
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