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Aggiornato: 4 maggio 2025


Balzan veloci i tuoi cavalli al caldo Schioccare delle ferze e corre il suono De' tuoi cocchi tra i pallidi tuguri, Ove il popol si annida, ultimo gregge. Ma se dall'alto ai neri tetti il guardo Volgi, che stanno come pietre al sole, Ah delle cose il tuo pensier ravvisa L'intimo error e la spietata legge.

Rilieva il segno de' gran disperati dalle campagne, d'assassin covili, da que' tanti da lor stessi impiccati, da que' che balzan giú da' campanili. Forse i Scevole e i Curzi son tornati? Cerca i moventi e saran lordi e vili, ché il troncar la credenza sopra il tetto ha sempre cagionato un tristo effetto.

Appunto in quella, tambussano alla porta, la spalancano e balzan dentro improvvisi due inaspettati compagnoni; e con essi le risa, l'allegrezza, lo strepito raddoppiano. Chi erano? nessuno il sapeva, fuor di Bernardone, al quale gli arrivati susurraron, passando, una parola all'orecchio; ed egli rispose con un Viva rimbombante, che passò il tetto della casa.

La grande Anima torna d'un mondo fossile E pei comignoli urla e si spande. Due mila ruote Un soffio, un sibilo Agita, scuote Indemoniate da cento spiriti: Treman le vôlte, Balzan gli scheletri delle sepolte.

Pur, tra' morti e le fiamme, e dagli amati Ruderi, e dai men noti ermi recessi, Balzan novelli eroi, pugnan coi fati, E sembran dal valore i fati oppressi: O che pulluli il suolo armi ed armati, O fecondin la vita i morti istessi; O a difender la patria, integri e forti, Per miracol d'amor, tornino i morti.

Dalla ottava 32 a tutta la ottava 35 l'autore della Marfisa un'idea al lettore de' raggiri interminabili usati da' causidici del fòro veneto. Stanza 49. da que' che balzan giú da' campanili... I suicidii erano divenuti frequenti in Venezia. Parecchi disperati avevano scelta la morte volontaria con lo scagliarsi dall'enorme altezza del campanile di San Marco, e morivano stritolati e stracciati.

Dai maledetti avelli Balzan gli eroi; splendono al Sol gli acciari; Quei che avversi morîr, sorgon fratelli: Arde la pugna; stride L'Arpía de l'Istro; dai venali altari L'irto Levita invan s'adopra e freme... Viva il Sabaudo allòr; vivan le fide Schiere dei nostri eroi, Viva tu pur, che a noi Desti i tuoi prodi, e a noi vincesti insieme! Dove sei tu?

Ma balzan, di desir tutte vermiglie, le rose in tra le zampe a 'l palafreno e baciano a la bella dama il seno o la mano che tien salda le briglie. E la Luna talor, nuda le spalle, a l'aereo veron d'oro s'affaccia e graziosa a lei mostra la traccia segnando cerchi magici su 'l calle. Ella cavalca. E, poi ch'è giunta a 'l loco, lascia d'un salto il ben gemmato arcione.

Ma Carlo Magno lascia la corona E la spada Bajardo sull'avel. Per l'inaugurazione del monumento Cairoli in Pavia Maggio 1900 Balzan dal bronzo squallidi com'ombre Vaganti in aria bruna Nel silenzio de' cuori e di fortuna. Ma vermigli di sangue entro i fulgori Dell'armi, vivi passeggiar la terra A seminar la guerra Delle sorti fatali. Italia, Italia, era il bel grido.

Ero in quel tremendo periodo di studio muto e desideroso, che non ho dimenticato mai, che si prolungò oltre misura e che mi stampò nel cervello così lucide imagini femminili, da poterle evocare nuovamente oggi, a distanza d'anni, direi quasi con un semplice corrugar di ciglia. Esse balzan luminose nella steppa grigia del passato.

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