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Brillò un lume, di fuori, a un tratto: di faccia al nostro balcone al primo piano s'accendeva il fanale al cantone. Arrossato nel volto da quell'improvviso fuoco esteriore, ritto rimpetto a me, Barra mi stendeva le mani. Io le presi e le serrai, muto. Ma che hai? mi ripetette Tu tremi?... Tu hai le mani gelate! Balbettai: Senti... Credevo... M'era parso che tu sapessi... Ebbene? Che cosa?...

È un piacere, che cosa dice? balbettai nell'alzarmi, mentre andavo cercando nei cantucci il mio ombrello da viaggio. Mi fa un tal senso di tristezza la sola idea di restar sola in un tal giorno.... Eh, immagino, poverina! o anche a me.... Verrò volentieri. Son solo anch'io e in un giorno così.... Grazie, stia bene. E via! Credete che io abbia dormito una notte intera dopo questo discorso?

Infatti!... Ah!... Sono lieto di coglierti in fallo esclamò il mio amico trovandomi intento a osservare alcuni ritratti schierati, in belle cornici di velluto, sur una consolle. Arrossii, e balbettai: Questa è tua sorella, è vero? Vieni a chiedermi la sua mano? egli disse, affettando comica seriet

Ella si volse, e si levò, di scatto. Con un grido, un grido che non potrò mai dimenticare! Si trasse addietro, s'addossò quasi a uno stipite della finestra. La luce della finestra la circonfuse; ma la coglieva alle spalle, e io non vedevo che un fantasma, alto, sottile, dalle braccia levate in atto di meraviglia e di terrore. Che cosa io balbettai, che cosa feci in quel punto!

Non è nulla! balbettai... incomincio a rimettermi... e poco dopo mi alzai macchinalmente. Venite... venite dunque, mi ripeteva la Veronica. Avanzai barcollando, e senza sapere ove andassi, mi affacciai alla finestra. Oh quale spettacolo!... una vezzosa bimba, portata sulle braccia d'una contadina brianzola, mi mandava un bacio. Era il primo bacio della contessa Savina... a suo nonno.

Ella aveva compreso a un tratto. Si volse con un moto rapido, si torse tutta su i cuscini per guardarmi; e io rividi, per quella torsione violenta, il bianco de' suoi occhi, la sua gengiva esangue. Giuliana! balbettai, senza sapere che altro dirle, chinandomi verso di lei, temendo ch'ella venisse meno.

Io, vedi, se avessi un poema da finire, e sperassi con fondamento di trovare un editore, lo butterei dalla finestra, il poema, solo per un sorriso della signorina Wilson. Che! come? balbettai. Ma tu, fradicio di letteratura, non capisci più niente di niente; continuò Filippo, infervorato nel suo ragionamento. Ebbene, tanto meglio; sei uno di meno in giostra.

Strinse i pugni, fece per sollevarsi e non potette. Levò gli occhi al cielo e li riabbassò, inumiditi. Due lagrime gli scesero, lente, su per le pallide gote e vi brillarono. Andiamo!... balbettai Coraggio! Guarirete e dimenticherete. mormorò, cupo Voglio guarire e mi voglio vendicare! Perchè non cercate di riposare un tantino?... E mi levai.

Sono malata ella disse alfine, con una lentezza angosciosa. Ma come malata? io balbettai, fuori di me, credendo sentire nel suono di quelle due parole una confessione che corrispondeva al mio sospetto. Come malata? Da morirne?

Signore, signore, disse qualcheduno vicino a me scotendomi forte per una spalla, signore, si svegli. Quegli che mi scuoteva per la spalla era il negoziante bolognese che la sera innanzi aveva cantato in chiave di tenore. Ma come? balbettai confuso. Dove siamo? Per bacco! Sul vapore... e gi