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Aggiornato: 19 giugno 2025


Ecco per la puerile guancia il fresco petto materno, per la piccola bocca avida ecco la fonte di blande e bianche delizie. Sopita e soddisfatta la creaturina ricade nel sonno. La piccola Edith Avory tornò dalla scuola correndo, col cappello a sghembo e le treccie al vento, ed entrò ansante nella sala da pranzo della Casa Grigia.

Sedute nell'ombra le due madri vegliavano; la signora Avory non distoglieva gli occhi dal volto di Edith se non per leggerle qualche libro, di cui presto la fanciulla si stancava.

La signora Avory le chiedeva ogni momento: Sei stanca? Sei stanca? Ma Edith non era stanca. Sentiva nell'atmosfera intorno a lei un vibrante e intenso eccitamento, a cui ella partecipava senza capirlo: era il perturbante, febbrile eccitamento di una danza macabra. Fritz Klasen le venne davanti e, dritto, battendo insieme i tacchi, si presentò a sua madre e a lei.

Mentre gli amanti così, quasi per celia, invocavano la Morte, lontano, nella Casa Grigia, quella macabra Visitatrice si era avvicinata, si era tolto il velo dall'orrore del viso, ed ora batteva, batteva alla porta... Un mattino la signora Avory, svegliatasi, trovò l'ultima delle sue figlie convulsa, con le labbra intrise di sangue. Un dottore chiamato in gran fretta aveva suggerito: Davos!

Dopo una breve pausa, la signora Avory disse: Probabilmente tutta questa gente è qui per godersi gli sports dell'inverno. E per molto tempo, credette che fosse così. Vedeva intorno a visi giovani, e guancie colorite, e occhi vividi; e udiva chiacchierare molto, e ridere. Oh! sopratutto ridere, sempre ed eccessivamente.

Quando la signora Avory, teneramente sorretta dalle figlie, venne a sedere in giardino, e che le ebbero messo uno sgabellino sotto ai piedi, e un guanciale dietro le spalle, e dell'acqua di Colonia sulla fronte, Edith disse: Dov'è Nancy? Gi

Edith le tese un salterello avvolto di carta d'oro e adorno di figurette; e Nancy, con le mani della nonna sulle orecchie e con gli occhi chiusi, lo tirò con molti strilli di gioia e di spavento. Edith, ora alta e sottile, e di cui le due treccie si erano fuse in una sola, appuntata sulla nuca da un gran nodo di nastro, ripetè la sua domanda. Che cosa vuoi dire? le chiese la signora Avory.

La signora Avory vedeva appena alla sfuggita Valeria ed Edith, che uscivano correndo la mattina, e rientravano in fretta e furia a cambiarsi le vesti e a prendere racchette o «golf-sticks». Lo zio Giacomo frattanto girellava pel giardino, con la Fräulein, dandole dei consigli sul modo di coltivare i pomodori, e meravigliandosi che gli inglesi non mangiassero mai maccheroni.

Mai più avrei pensato che Davos fosse così gaia, disse la signora Avory, levando sul viso del giovane i miti occhi celesti. Altro che gaia! rispose lui, ridendo. E' il posto più allegro del mondo; non abbiamo tempo qui da perdere in malinconie. Una signorina vestita di seta gialla si precipitò verso di lui: Presto. La quadriglia! esclamò, prendendogli il braccio e trascinandolo via.

Nella sua seggiola al sole Edith aprì gli occhi. Nancy! dov'è Nancy? Valeria balzò in piedi. Vuoi qualche cosa, Edith cara? No, niente; vorrei Nancy! mi piace tanto vederla. E sono proprio troppo pigra per correrle dietro. La chiamerò io, disse Valeria. A quella risposta inaspettata, la signora Avory alzò gli occhi sorpresi e grati, e sorrise a sua nuora.

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