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Aggiornato: 13 luglio 2025
Egli rispondeva sempre, ad arte, di non esser in grado di fornire alcuna spiegazione; avea molto sofferto in quelle ore, specie dopo essersi impadronito del bambino: credeva di esser caduto in deliquio; non sapea per qual forza avesse potuto sostenersi; certo non per forza umana.... Gli era sembrato.... forse, aggiungeva a causa della stanchezza, della eccitazione, udir strani rumori, voci....
L'acciar temprossi ne la Siria terra Con lungo studio, e tra' miglior si scelse; E d'oro, e di diaspro ove ei si serra, Diaspro, ed or per nobile arte è l'else; Poscia su l'elmo, alto ornamento in guerra, Penne di più colori ergono eccelse, Penne, cui rimirar senza paura Alma di cavalier non è secura.
Adorano il tradizionalismo di Poussin, d'Ingres, di Corot, invecchiando e pietrificando la loro arte con una ostinazione passatista che rimane, per noi, assolutamente incomprensibile. Con dei punti di vista assolutamente avveniristici, invece, noi cerchiamo uno stile del movimento, il che non fu mai tentato prima di noi.
E quindi pare indubitabile, e fu naturale: un solo stile progrediente, un solo progresso, una sola arte fu a que' tempi, nella Grecia propria e nella Magno-Grecia, in quella che allor chiamavasi Italia ed in Etruria.
=Soppressione= del dolore poetico degli esotismi snob della copia in arte delle sintassi (gi
Gabriele colla sua Indomabile, dopo avere fatti prodigi di valore a fianco alla Salvatrice, ne era stato disgiunto dall'impeto di una nave nemica, che spintolo al largo il tempestava aspramente, uccidendo e ferendo alquanti de' suoi; egli non ripostò sulle prime che con fuoco minuto, ordinando si ponessero forzate cariche in tutte le bombarde, di cui fece inclinare alcun poco le bocche. Quando fu ciò eseguito, appressatosi quasi bordo a bordo alla nave ducale, comandò si traesse pria da un fianco e poscia, girata la nave, dall'altro. Diè l'Indomabile due sì perigliosi trabalzi a quei tremendi simultanei colpi, che se non fosse stata con fina arte costrutta, sarebbonsi al certo le sue travi sconnesse: il legno nemico, colto sì prossimamente da grosse palle nelle sue opere vive, squarciandosi a fior d'acqua aprì l'adito in cento parti alle agitate onde d'entrarvi, dal cui peso investito cominciò tostamente inclinando a calare. La ciurma e i guerrieri che il montavano, cessato ogni fuoco, si diedero tutti all'opera per riaversi gridando aita e soccorso; ma fu invano, perchè essendo le artiglierie incatenate ai bordi, pria che avessero campo di rovesciarle nel lago per alleggerire la nave, tutto il corpo di questa era gi
E toccò alla Gioconda la sua parte di elogi. Fedele a tutta prova! Di una nettezza, di una pulizia straordinaria! E.... artista. Ha la passione, il genio della sua arte. E anche lei, piena, esuberante di cuore!
Estratto dal fascicolo N.° 11 Anno IV 1895 della Rivista "Natura ed Arte" Semel in anno licet insanire Il singolar globo di Marte, che sotto più riguardi tanto rassomiglia al nostro, e nel quale sembrano celarsi così interessanti misteri, ogni giorno più chiama a sè l'attenzione pubblica, e sempre più è fatto oggetto di accurati studi e di ardite speculazioni.
Nella più squisita coppa che arte di poeta lavorasse mai per quest'uso, Leopardi ne porge la più pura essenza del dolore del mondo e noi ne leviamo le labbra sospirando per una mistica ebbrezza che ne invade, che ne innamora di sè, che nei cuori giovanetti torna in idolatria vana del dolore, in concepimenti di poesia sconsolata, falsa e debole perchè artificiale ma tuttavia documento dell'occulto fascino di bellezza cui possiede il concetto più puro e più vasto del dolore, l'idea di un dolore inesplicabile, infuso al mondo dalla ignota sua Causa per modo che la stessa natura inferiore ne ha senso e lamenti e ne ha strazio di dubbi angosciosi l'intelletto umano, che senza posa ne domanda inutilmente il perchè al silenzio formidabile dell'Infinito.
Nel carnevale del 1866 io mi trovava a Milano. Era la sera del giovedì grasso, e il corso delle maschere era animatissimo. Devo però fare una distinzione animatissimo di spettatori, non di maschere. Chè se la taccia di fama usurpata, così frequente, e spesso così giusta in arte, potesse applicarsi anche alle feste popolari, il carnevale di Milano ne avrebbe indubbiamente la sua parte.
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