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Aggiornato: 4 giugno 2025
Ora, quando Io giacevo inferma della infermitá della negligenzia e di molta ignoranzia, e tu, soavissimo e dolcissimo medico, Dio etterno, m'hai data una soave, dolce e amara medicina, acciò che io guarisca e mi levi da la mia infermitá.
O bimbo mio, guardandoti nel viso, di qualche cosa grande ed infinita ben sento che mi parla il tuo sorriso. O bimbo mio, guardando la tua culla, dove mi par continui la mia vita.... (Scrolla ancora il capo stranamente. Indi legge l'ultimo verso del sonetto, pensandolo molto, con amara incredulit
Crisaulo... PILASTRINO. Io non vi sono. TIMARO. ... ora t'aspetta a far colazion seco e ti vorria parlar. PILASTRINO. Sí, sí: è Timaro. Non t'aveva pur anco cognosciuto. Eccomi a te. TIMARO. Credo che, questa volta, ti parrá forse amara. PILASTRINO. Andiam pur via. TIMARO. Che cosa è di te tanto? Non possiamo giá piú vederti.
Quella mattina il buon Michele si alzò più presto del solito. Aveva cenato la sera innanzi, e non avendone l'usanza, gli era rimasto il cibo sullo stomaco, si sentiva la testa pesante e la bocca amara. Non fece colazione punto; prese soltanto il caffè con due gocce di latte, e poi bighellonando l
E assai ne consta Dante esser morto negli anni di Cristo 1321, dí 14 di settembre: per che, sottraendo ventuno di cinquantasei, restano trentacinque; e cotanti anni avea nel 1300, quando mostra d'avere la presente opera incominciata. Potrebbe alcuno domandare: Se questa selva era cosí paurosa e amara cosa, come v'entrastú entro?
41 Non ha poter d'una risposta sola; triema il cor dentro, e trieman fuor le labbia; non può la lingua disnodar parola; la bocca ha amara, e par che tosco v'abbia. Da Malagigi subito s'invola; e come il caccia la gelosa rabbia, dopo gran pianto e gran ramaricarsi, verso Levante fa pensier tornarsi.
Io però le godo e sto allegro, e fo star allegri gli altri, mentre tu.... Che bocca amara m'è rimasta!... A dir vero, il Duca fa le cose bene.... da gran signore, non è vero? Drollino assentì. Certo; il Duca pagava bene il loro silenzio.
Egli stese le braccia, alzò il viso, proruppe con voce tremante di tenerezza amara, di timido rimprovero, di passione umiliata: Perchè sei mia, perchè sei l'amor mio, la donna mia.... Non è vero. Non è vero?
Ave rex Judeorum, et dabant ei alapam; ave rex Judeorum, et dabant ei alapam. Gio. Villani, lib. 7, cap. 63. Docum. Saba Malaspina, cont., pag. 361, Villani, Giachetto Malespini, e la Cron. della cospirazione nei luoghi citati. Raynald, Ann. ecc. 1282, §. 20. La bolla è data d'Orvieto a 4 giugno 1282. Capitoli del regno di Napoli, 10 giugno 1282. Post corruptionis amara discrimina, pag. 26 e seg.
Dapprima la fisonomia del principe Zakunine era rimasta vuota d'espressione, come se egli non avesse udito o non avesse compreso; a poco a poco una tra amara ed ironica contrazione del labbro, l'increspamento delle ciglia sugli occhi impiccoliti e quasi ridenti d'un doloroso riso, rivelarono il senso d'incredulo e in certo modo ilare stupore che l'inopinata accusa destava nell'animo suo.
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