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Per le strade e pei vicoli, non essendo giorno di festa, si vedeva il solito viavai: ma un attento osservatore avrebbe facilmente notata l'assenza dello zerbinotto e della signora elegante. Infatti, era un lunedì, e il veglione del teatro Carlo Felice era finito alle sei del mattino. Le belle dormivano; e l'ora dei belli, come la dicono a Genova con frase molto gustosa, non era anche suonata. I belli duravano ancora nel primo sonno, quantunque fossero le undici all'orologio delle Vigne, le undici e un quarto a quel della Posta. Notiamo di passata che gli orologi di Genova non sono punto dissimili da quelli delle altre citt

Ve la tenne un pezzo il vecchio amico e la bagnò di lagrime calde che uscivano dal vecchio cuore. Fu il primo Ezio a svegliarsi e chiamò Andreino che dormiva in un letto accanto. Ho sentito sonar le tre all'orologio del corridoio. Aiutami a vestirmi: noi dobbiamo essere su qualche altura prima che il sole metta fuori le corna.

Era all'alba di un tal giorno che s'udiva incessantemente il lontano squillo del corno, e per le ore ventidue attendevasi che tutti si riducessero in castello, però mancando pochissimo a scattar quell'ora all'orologio del torrazzo, il maggiordomo si affannava perchè ogni cosa fosse compiutamente in ordine pel momento stabilito.

Sonavano le otto all'orologio della torre pretoriale di Pisa che gi

Però egli udì Lorenzo alzarsi dal letto, e più tardi uscire di casa. Suonavano appunto le dieci all'orologio delle Vigne. Allora egli, che, se non aveva dormito, s'era almeno levato il freddo dalle ossa, balzò dal letto a sua volta, e volle uscire per la spesa consueta.

Come le sei suonavano all'orologio della chiesa vicina, mi recai nel tinello, ove rimasi stupito vedendo preparata la tavola con una sola posata.

Ho mandato a chiamarlo. Il comandante alzò gli occhi all'orologio, senza dir nulla. Dopo un silenzio che al secondo parve molto lungo, proferì: Mi avverta, se verr

Battè finalmente l'ora quarta all'orologio di San Gottardo, ora da tutti attesa con una trepidazione ed un'ansia tremenda. Un istante dopo entrarono nella sala il Lautrec e il Palavicino. Al loro comparire fu un insorgere strepitoso di voci, cui successe quasi nel medesimo tempo una perfetta calma.

In questa brutta serata di marzo, come sonarono le sette all'orologio di piazza Dante, tanto debolmente che appena lui potette seguirne i rintocchi, Manlio si decise ad uscire. Dopo aver leggiucchiate le prime pagine di un romanzo nuovo, di cui si era annoiato a morte, fra le cinque e le sei di sera s'era buttato sul letto, volendo gustare, per la prima volta dopo un mese, la volutt

L'orologio che subito non avevo visto, ora lo vedo: sta davanti a uno di quelli enormi canterani ove le monache ripongono la biancheria e i paramenti e accanto all'orologio, che pare una bara in piedi, è un tavolinetto che sostenta uno scarabattolo.