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Aggiornato: 25 giugno 2025
Le campane di Bilbao, nell’alto sole, battevano il tocco. Un dragone di Alfonso XIII camminava davanti a noi, come se la sua terribile spada governasse l’intero mondo. Tra gli alberi profumati alcuni monelli scalzi fumavano con molta seriet
Allor Pietro manda intorno la grida della misera condizione dell'oste, e ch'uno sforzo la metterebbe al nulla: fa bandir da Alfonso la levata in arme in Aragona: ei stesso chiamavi i Catalani; da tutti con maggiore alacrit
³⁵⁹ Codice diplomatico di Sicilia sotto il governo degli Arabi pubblicato per opera e studio di Alfonso Airoldi Arcivescovo di Eraclea, Giudice dell’Apostolica Legazia e della R. Monarchia del Regno di Sicilia. Palermo, nella R. Stamperia 1789-92. In 4., voll. III in parti 6.
Si dava loro quello che desideravano da mangiare e da bere, e venivano, più volte nel giorno, consolati dalla parola affettuosa del sacerdote. Sono però rari i delinquenti che si abbandonano all'orgia del ventre in cappella. Alfonso assaggiava appena ciò che gli portavano e Carmine non beveva che della limonata. L'aurora dell'8 giugno 1875 fu triste.
E più tardi scrivendo il Tasso al duca di Urbino ecco a che riduceva in prosa il magnanimo Alfonso cantato in versi: «il duca per naturale inclinazione è dispostissimo alla malignit
A questo aggiungon fede, non ostante il divario delle circostanze, il Montaner, Giachetto Malespini, il Villani, e sì una lettera di re Alfonso di Aragona a Eduardo d'Inghilterra, nella quale trattando di pace con Carlo II si afferma condannato lui dai Siciliani, e scampato dal re.
Vostra Eccellenza appartiene alla compagnia di S. Alfonso. Così dunque? Sta bene monsignore. Allora vatti a raccogliere per qualche minuto nella camera qui presso, mentre io scrivo due parole al procuratore generale di Potenza. Don Diego obbedì. Però monsignore lo udì a passeggiare nella camera ove ei doveva darsi alla preghiera ed all'esame di coscienza.
Per siffatti caratteri, che formavano un distacco tra palermitani e palermitani, nel secolo XV gli abitanti di un quartiere erano in relazioni niente cordiali, anzi assolutamente odiose, con gli abitanti di un altro; ed il Senato nel 1448 otteneva da Alfonso de’ capitoli contro gl’ingrati disordini giornalieri²³.
Fu poeta anch'egli, e compose, secondo l'opinione comune, un libro di cantici sacri in dialetto galiego e due altri libri in versi castigliani: l'uno intitolato dei Lamenti, l'altro il Tesoro. Se le monete fatte battere dal re Alfonso erano di sí bassa lega come i suoi versi, bisogna dire che egli fosse un gran ladro.
Negli ultimi anni di Alfonso cominciò ad ardere la guerra civile; e questa quasi senza interruzione infuriò per un secolo intero, fino a giungere all'estremo dell'atrocitá e dell'orrore durante il regno burrascoso di Pietro il crudele. In quella miserabile etá pareva che i castigliani non avessero anima che per abborrire, non avessero braccia che per distruggere.
Parola Del Giorno
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