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La sottoscritta dice: «La vostra viva e morta Melitea». O anima mia, so che non vuoi che viva vita cosí disperata senza darmi novella di te. Ma che cosa mai potrai tu avisarmi che non mi sia di affanno e di cordoglio? o mia dolce morte, o mia amara vita! FORCA. Leggetela liberamente.

E alla bottega del caffè dov'era, ad uno che faceva gran contrasto e volea pur sapere in qual maniera l'intendesse, Dodon, ch'era omai guasto, rispose alfin: Non presi mai mogliera, prima perché non mi piacque un tal pasto, ma sopra tutto per non dar cagione di tanto affanno alle vostre persone. Marfisa prende Terigi in consorte, Terigi n'è contento e la vuol prendere.

Io certamente porgo aìta al core In tanto affanno, e mi conforto alquanto Ripensando, che 'l ciel diemmi a signore, Ch'altri nol possa pareggiar col vanto. Così tenendo a fren l'aspro dolore L'altera donna dava bando al pianto; E la turba fedel, ch'ivi dolente Ode il parlar, con meraviglia il sente.

20 Quanto fia meglio, amandola tu ancora, che tu le venga a traversar la strada, a ritenerla e farle far dimora, prima che più lontana se ne vada! Come l'avremo in potestate, allora di chi esser de' si provi con la spada: non so altrimenti, dopo un lungo affanno, che possa riuscirci altro che danno.

Offerse la mano a sua moglie con uno strano sorriso sul labbro; non era più l'avvocato Zaeli. Paolina lo guardava attenta. Nel suo cuore si sprigionava una voce che saliva, saliva alla gola, potè trattenerla. Stranieri l'uno all'altro, noi?... gridò con affanno. Noi? ma piuttosto morire! L'avvocato balzò alla finestra. Attendi un momento, Tonino; termino di scrivere una lettera.

Questo, non men che 'l feminile inganno, gli preme al cor; ma più che questo e quello, gli preme e fa sentir noioso affanno l'aver perduto il prezioso annello; per le virtù non tanto ch'in lui sono, quanto che fu de la sua donna dono.

Di tratto in tratto ella fissava il suo nello sguardo del genitore; non mica per averne grazie, ma per vedere se gli si sciogliesse punto la durezza del cuore, che a se e ad altri aveva fatto passare tanti giorni pieni di affanno. Il Conte, chiuso nei suoi pensieri, teneva gli occhi appuntati fissamente alla testa del cavallo, torbido, e sussurrante accenti brevi, e feroci.

SANTILLA. Tua sorella sono; e tu mio fratel sei. LIDIO. Tu sei Santilla mia? Or ti conosco: dessa sei. Oh sorella cara, da me tanto desiderata e cerca! Or son contento; or ho adempiuto il desiderio mio; or piú affanno avere non posso. SANTILLA. Deh, fratel dulcissimo! Io pur te vedo e sento. A pena creder posso che tu desso sia, vivo trovandoti ove io per morto lunga stagion te ho pianto.

Gradasso non udì tutto il tenore, che disse: Non vo' darla a te altrui: tanto oro, tanto affanno e tanta gente ci ho speso, che è ben mia debitamente.

Cercava in quelle lettere il piacere di rammentarsi una tenerezza, che aveva formato tutta la sua consolazione, ed avevale fatto qualche volta obliare ogni affanno; ma esse non producevano più l'istesso effetto, aumentando invece le sue angoscie. Pensava, aver forse Valancourt potuto cedere alla forza del tempo e della lontananza.