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Aggiornato: 7 giugno 2025
Valancourt lo ringraziò affettuosamente, e l'assicurò che non ci avrebbe mai mancato: sì dicendo guardava timidamente Emilia, la quale si sforzava di sorridere in mezzo alla sua profonda tristezza; passarono qualche minuto in un colloquio animatissimo; Sant'Aubert s'avviò alla carrozza, Emilia e Valancourt lo seguirono in silenzio: il giovane restava fermo allo sportello, e quando furono saliti pareva che nessuno avesse il coraggio di dirsi addio.
Il popol s'ode ciò minacciare; e la minor fia questa di sue minacce: a Ottavia altro marito sceglier pretende, e che con essa ei regni. Sta il trono in lei; tu il vedi. Or, ch'io ti lasci scambiar Poppea pel trono? Ah! Neron, prendi l'ultimo addio... NER. Non piú: troppo m'irrita...
Eh! non ti partire cosí presto, ché io ti darò questi quatrini. CECA. Damile, sú! MALFATTO. Eccoli. Vedi quanti sono! CECA. Gran mercé a te. Addio. MALFATTO. No, no. Cagna! Non ce voglio fare. Rendemeli. CECA. Come! Non me lli hai tu dati? MALFATTO. Sí; ma non voglio che tu te nne vada. CECA. Che vòi tu ch'io faccia qui fuori? Non hai tu vergogna de star nella strada a parlare con le femine?
Addio Gertrude, a rivederci. Via, te li devi metter nei capelli, quei fiori. Oh Gertrude esclamò Maria in tono di rimprovero. A rivederci. Era chiaro che Gertrude aveva insistito sulla faccenda dei fiori perchè c'era un estraneo, e non era men chiaro che Maria s'era mostrata infastidita per la stessa ragione.
Un soldato accanto a me guarda anch'egli Roma con aria pensierosa; pare che voglia dire qualche cosa, sorride, alza una mano, la batte sul parapetto: «Finalment».... Sentiamo quel che vien dopo. «Ghe semm!» Senti come l'ha detto con gusto! E tutti gli altri soldati, sul punto di scendere, agitando una mano: «Addio, addio Roma!»
Il marchese, sempre affabile e sorridente, sotto i baffoni grigi, mi venne incontro, mi pose l'involto tra le mani e mi disse: Per ora non c'è che questo, giovanotto. Tra poco, ce ne avrò anche delle migliori. Addio, ragazzo bello! Venite soggiunse, rivolgendosi al principale; andiamo a fare i conti. E uscirono dal gabinetto.
Egli era uscito sul pianerottolo e la seguiva cogli occhi saettanti sotto la fiera fronte. Essa si fermò e il cuore le batteva forte. Addio, disse il Poeta. Aspetto e confido. Ella aveva mormorato: Grazie. E poi era scesa rapida, colla vista turbata da subite lagrime, e non s'era più voltata indietro. Ma sapeva che egli era rimasto lassù, fermo, a guardarla.
Polo rabbrividì, ma superatosi aggiunse: Sì, Luchino. Meglio ancora. Stanotte... Attendimi. Verrò ai cancelli col biroccio. Darò tre colpi. Non mancare. Addio.
Leoni t'ha scritto? A me non venne ancora a far visita! Non si degna forse? Addio. «La tua affez. mamma.» «P.S. A proposito, scordavo il meglio. Lucilla ed io disapproviamo assolutamente la tua risoluzione di lasciarti crescer la barba. Ma gi
Addio fanciulla, bella siccome il sole! In tua belt
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