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Aggiornato: 27 maggio 2025
Abbracciò Marco pel collo nè più nè meno con lo affetto di Sancio Panza; baciò la mano al Curato, e lo aiutò a smontare.
Disceso che fu, abbracciò la moglie, baciò la figliuola, e State bene? chiese a Diana. Bebè sta bene? Non ti par florida? domandò Diana. E soggiunse: Che progressi ha fatto! Lo so rispose Varedo sorridendo. Dice mamma, me lo hai telegrafato. Oh dice anche di più replicò Diana con aria di trionfo.
Figurarsi Matteo Cantasirena! Abbracciò gli operai e chiamò la bluse il camice precursore della gran patria nuova, universale!
Quel servo ritornò subito, dicendo che la signora Lorini lo attendeva con impazienza. Marco seguì il domestico, che lo introdusse in una piccola sala. Rinchiuse la porta, e si avanzò verso sua zia, che lo abbracciò piangendo. Era la signora Lorini una donna di circa cinquant'anni, ma ancor bella ed imponente.
Da le nubi squarciate io vedo il sole Cinger, nudo e ridente, Il suol ricco di mirti e di viole In abbraccio possente; E dai fieni falciati, e da le messi Mareggianti all’aperto, Da le chiome de l’elci e dei cipressi, Da l’arido deserto, Dai grandi boschi urlanti al vento iroso Con grido appassionato, Dal fremito d’amor voluttuoso Che ravviva il creato,
Rappresentavano nientemeno che un ragazzo che usciva dalla macchina tipografica colla faccia stampata, poi Gigi che faceva le boccacce a Pinella, e questi che dava un abbraccio alla macchina, ed altre simili stramberie.
Don Luigi si alzò, passò il braccio sotto il mio e mi trasse con sè in gran fretta. Al principio del sentiero si volse, abbracciò con uno sguardo di ineffabile tenerezza quel suo prediletto ricovero. È forse l'ultima volta ch'io vengo quassù, mormorò; oh i decreti di Dio colpiscono giusto.... Cominciammo a scendere la china in silenzio. Don Luigi era triste, accasciato come non l'avevo mai visto.
E i ragazzi dove sono? Eccoci babbo! rispose la voce argentina di una fanciulla. Era Paolina, che veniva dal babbo, tenendo per mano un ragazzo più piccolo d'uno o due anni. Monti li abbracciò, e baciò l'uno poi l'altro, li prese sulle ginocchia, li fece giocherellare, e diceva fra sè: Che piacere quando si ritorna dal lavoro accarezzare i proprii figliuoli!
In breve diventammo indivisibili. Clelia se ne era mostrata indifferente nei primi giorni; ma non andò gran tempo che io mi accorsi, sebbene tentasse di dissimularlo ai miei occhi, che mi celava l'animo suo. Le domandai un giorno scherzando se fosse ancora gelosa di Eugenio; mi abbracciò e sorrise, ma non disse di no.
M'allontanavo per l'andito con lentezza, quando mi sentii di nuovo toccare. Ed era Federico; e mi abbracciò. Ma io non piansi, non provai una commozione forte, non compresi le parole ch'egli proferiva. Udii però nominare Giuliana. Conducimi da Giuliana gli dissi. Misi il braccio sotto il suo, mi lasciai condurre come un cieco. Quando fummo dinnanzi alla porta, gli dissi: Lasciami.
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