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Aggiornato: 3 maggio 2025
Si aspettò cinque minuti, se ne aspettò dieci, l'affare cominciava a diventar serio davvero: ogni poco venivano a frotte dei mobili e ci guardavano, come se fossimo bestie feroci: le donne di casa, una vecchia e una fanciullina avevano a nostro riguardo lo stesso contegno: sbaglio, la fanciullina ci faceva le boccacce. O bada... che le do uno scappellotto Mi diceva il tromba digrignando i denti.
Si arrendono. Siciliano viene avanti spingendoli a pugni e a calci. Ne ho acciuffati due. Gli altri si sono squagliati. Nella cucina bolle un infernale cazzottio fra le ombre nere e le boccacce rosse del focolare. Fragore di pentole. Una trentina di prigionieri con una mitragliatrice. Entrano nel giardino pattuglie d'arditi fez neri, scamiciati, con altri prigionieri.
E gli altri a sorridere maliziosamente, a far boccacce, fino a quel segno che consentivano le buone creanze, ed anche ad esprimere più apertamente i loro riveriti dubbi intorno al merito della cantante. Non avevano poi tutti i torti; ma infine, perchè scegliere appunto quel palco per loro tribunale?
Ciò detto, maestro Jacopo si allontanò dal crocchio dando una poderosa alzata di spalle. Al quale atto il Chiacchiera rispose per tutti, facendo le boccacce. Poco stante si affacciava un giovinotto sull'uscio della bottega. È qui mastro Jacopo di Casentino? chiese egli con aria peritosa. È qui; rispose il Chiacchiera. Che cosa volete da lui?
Gigi soffriva nel vederlo lieto e contento sull'alto della macchina, che appena appena si degnava di guardarlo, e quando gli passava vicino gli faceva sempre delle boccacce, oppure cercava di sgualcire i fogli ch'egli teneva ammucchiati accanto a sè, pronti ad essere stampati. Gigi aveva giurato in cuor suo di rubare il posto all'amico, e sperava di riuscirvi.
Un gastronomo de’ tempi nostri farebbe le boccacce alle salse, ai guazzetti, ai condimenti, onde erano accompagnate le vivande d’allora. Ma i gastronomi di quei tempi le farebbero del pari, se tornassero in vita, ai condimenti, ai guazzetti e alle salse odierne. Io dunque non mi curo dei gusti mutati, e racconto che le prime mense del pranzo dei Torrespina erano di carni lesse ed arrostite, parte inorpellate con torte e galantine, altre rotte in salse, nelle quali entravano alla mescolata il pepe, il garofano, la cannella, la noce moscata, il cubebbe e lo zenzero. Si notavano inoltre certi pasticci di pollo in salsa bianca, la quale era composta di zucchero, mandorle e capperi, battuti insieme con albume d’uovo. Una cosa che anco i buongustai nel tempo nostro avrebbero mandato giù senza controversia, era il vino; ma di questo s’è gi
Rappresentavano nientemeno che un ragazzo che usciva dalla macchina tipografica colla faccia stampata, poi Gigi che faceva le boccacce a Pinella, e questi che dava un abbraccio alla macchina, ed altre simili stramberie.
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