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Aggiornato: 2 giugno 2025
Raynald, Ann. ecc., 1284, §. 10. Ibid., 1283, §. 40. Il breve al principe Carlo, posteriore al fatto, è dato il 22 aprile 1284. D'Esclot, cap. 115, riferisce la risposta dei Veneziani. Raynald, Ann. ecc., 1285, §. 63 e 64. Quivi si legge la bolla di Onorio, data di Tivoli il 4 agosto, anno 1. Raynald, Ann. ecc., 1283, §. 40, nel detto breve del 22 aprile 1284. Saba Malaspina, cont., pag. 418.
63 Dove con loro audacia tanto fenno, che liberaron la bella Lucina; ben che vi fu aventura più che senno: e la portar correndo alla marina; e al padre suo, che quivi era, la denno: e questo fu ne l'ora matutina, che Norandin con l'altro gregge stava a ruminar ne la montana cava.
63 Mentre Rinaldo così parla, fende con tanta fretta il suttil legno l'onde, che con maggiore a logoro non scende falcon ch'al grido del padron risponde. Del destro corno il destro ramo prende quindi il nocchiero, e mura e tetti asconde: San Georgio a dietro, a dietro s'allontana la torre e de la Fossa e di Gaibana.
Titoli di alcuni tra i moltissimi romanzi pubblicati dal poeta Marco, cioè dall'abate Chiari, scrittore dei detti romanzi, de' quali Marfisa era studente e associata alle stampe, ammiratrice e inclinata a seguire le massime e i dettami di quelli. Stanza 63. Filinor non si scuote e non si move: Il mio costume rispose l'appresi da' cavalier delle commedie nuove...
63 Tosto che spunti in ciel la prima luce, piglierai meco la più dritta via ch'al lucente castel d'acciai' conduce, dove Ruggier vive in altrui balìa. Io tanto ti sarò compagna e duce, che tu sia fuor de l'aspra selva ria: t'insegnerò, poi che saren sul mare, sì ben la via, che non potresti errare.
³⁰⁹ Atti del Senato a. 1788-89, p. 63. ³¹⁰ Ne aveva 4 grani il giorno. E sì che le carceri ogni anno venivano sfollate di un centinaio di reclusi, o per grazia di libert
62 Lo conoscea, perch'era stato infante d'onore in Francia, e se n'era partito per pigliar la corona, l'anno inante, del padre suo ch'era di vita uscito. Tante volte veduto, e tante e tante gli avea parlato, ch'era in infinito. Lo corse ad abbracciare e a fargli festa, trattasi la celata ch'avea in testa. 63 Non meno Orlando di veder contento si mostrò il re, che 'l re di veder lui.
63 Pensò Rinaldo alquanto, e poi rispose: Una donzella dunque dè' morire perché lasciò sfogar ne l'amorose sue braccia al suo amator tanto desire? Sia maladetto chi tal legge pose, e maladetto chi la può patire! Debitamente muore una crudele, non chi d
63 Un servitor intanto di Ruggiero, ch'era fedele e pratico ed astuto, né pel conflitto dei duo campi fiero avea di vista il patron mai perduto, venne a trovarlo, e la spada e 'l destriero gli diede, perché a' suoi fosse in aiuto. Montò Ruggiero e la sua spada tolse, ma ne la zuffa entrar non però volse.
Ave rex Judeorum, et dabant ei alapam; ave rex Judeorum, et dabant ei alapam. Gio. Villani, lib. 7, cap. 63. Docum. Saba Malaspina, cont., pag. 361, Villani, Giachetto Malespini, e la Cron. della cospirazione nei luoghi citati. Raynald, Ann. ecc. 1282, §. 20. La bolla è data d'Orvieto a 4 giugno 1282. Capitoli del regno di Napoli, 10 giugno 1282. Post corruptionis amara discrimina, pag. 26 e seg.
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