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Il 26 agosto 1848, dopo aver vinto due volte gli austriaci, stremato di forze, scioglie la piccola legione, passa in mezzo all’esercito nemico, lo delude, entra non visto nella Svizzera, e ritorna per altre vie in Italia a combattere nuove battaglie.

Nel 1848 i Principi, eccetto Carlo Alberto, e del popolo i moderati, o come allora si chiamavano i dottrinari, trasecolavano degli spiriti guerreschi desti a un tratto in Italia, e dello smanioso chiedere armi, e battaglie; e pure doveva essere agevole prevedere che il popolo irrompe col

Nel 1848, vi affrettaste a Parigi, «per seguire la bandiera della Repubblica, e darle prova di devozione» . In quello stesso anno scriveste : «In presenza della sovranit

Per quanto si voglia impedirlo, noi corriamo ad una crisi europea, simile a quella del 1848: sventurata la Spagna e sventurati noi tutti, se le severe lezioni che allora e negli anni seguenti abbiamo ricevute, non ci hanno insegnato ad unire le nostre forze per la prossima lotta! I vostri padri vinsero i Mori, non gi

E mi scelsi quest'uno. Taluni, molt'anni dopo Giuseppe Sirtori unico allora mi rimproverarono quella scelta. A Giuseppe Sirtori fondatore nel marzo del 1848 in Milano d'una societ

Gervasio restava sbalordito. Le quarantottate!... il 1848 l’aveva lasciato storpio, aveva veduto coi suoi occhi i morti di Marghera, e del Ponte, gli pareva che le congiure, le carceri, i patiboli, la guerra non fossero retorica, ma forse si era ingannato. Egli pensava che la libert

Il numero dei castelli e delle fortificazioni di Venezia e dell'estuario era assai grande, e tale si trasmise pressochè in integro, attraverso le dominazioni francese ed austriaca, fino al 1848.

Uscito luogotenente dal collegio militare nel 1823, non fu nominato generale che nel 1848, dopo la guerra di Lombardia, in seguito della disfatta di Custoza. Lamarmora si era trovato agli affari di Monzambano, Borghetto, Taleggio, Peschiera, di guisa che era stato decorato di una medaglia in oro.

Il 1847 s'era chiuso come una splendida notte di luglio, in cui il cielo ancora sereno è solcato da spessissimi lampi; il 1848 s'apriva come una giornata nella quale i rossori inauspicati dell'alba fanno prevedere il temporale vicino. Le citt

Ma l'Italia? Era essa condannata a seguire, quasi satellite, i fati di Francia? Non poteva un popolo di ventisei milioni, ridesto a coscienza di libera vita dalle giornate di Milano e dalle eroiche difese di Venezia e Roma, raccogliere l'iniziativa tradita altrove? Padrone del proprio suolo e del proprio avvenire nel 1848, quel popolo non era caduto se non perchè aveva ceduto la direzione delle proprie forze e del moto a mani d'inetti e di tristi, a principi e cortigiani. Bisognava insegnargli che non esistono capi per diritto di nascita o di ricchezza: che soli capi legittimi d'una rivoluzione sono gli uomini che hanno più combattuto per essa: che un popolo non deve mai rinunziare al proprio diritto d'iniziativa, confidar ciecamente, allontanarsi dall'arena, dire a stesso: altri far