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Nel mattino del 30, accortosi Carlo Alberto che la Colonna nemica del centro erasi ritirata durante la notte a Mantova, trovò necessario di dare appoggio alla destra del Mincio a garantire le ritirate delle truppe Toscane su Volta, e tener fermo sull'alto Mincio lungo le forti ed elevate posizioni che da Valleggio distendonsi fino a Castiglione; e fu una provvida misura.

E di queste libertá del secolo ottavo vedemmo durar parecchie poi, ma variamente; quella di Venezia crescendo, e diventando in breve incontrastata, assoluta, vera indipendenza; quella di Roma dubbiosa, contrastante, contrastata sotto alle potenze nominali dell'imperator greco, del patrizio Carlomagno, degli imperatori carolingi e dei successori, sotto alla potenza piú reale ma pur indeterminata dei papi; quelle delle cittá orientali donate al papa, poco diversamente; e quelle di Napoli, Amalfi ed altre cittá meridionali, or crescendo or ricadendo sotto ai principi longobardi di Benevento, a' saracini ed a' normanni; mentre pur venivansi aggiungendo le libertá crescenti di parecchie cittá toscane e lombarde, suddite franche e tedesche.

Chi franse in Sicilia la tirannide di Carlo d'Angiò, e compì nel marzo del 1282 i Vespri a danno dell'invasore Francese? Il Popolo. Chi fece libere, grandi e fiorenti le Repubbliche Toscane del XIV secolo? Il Popolo. Chi protestò in Napoli a mezzo del secolo XVII contro la tirannide di Filippo IV di Spagna e del Duca d'Arcos? Il Popolo.

A me intanto sembrava obbligo sacro verso Foscolo e la letteratura dantesca di non lasciare che andasse perduta la parte di lavoro compita; e parevami di sentirmi capace di compirlo io stesso seguendo le norme additate da Foscolo nella correzione della prima cantica e immedesimandomi col suo metodo, l'unico, secondo me, che riscattando il poema dalla servitù alle influenze di municipio, toscane o friulane non monta, renda ad esso il suo carattere profondamente italiano.

Del primo le cronache non seppero più nulla, del secondo narrarono che soldato aristocratico ed intrepido diventò poi generale e cortigiano. La sollevazione di un giorno dopo di essersi impadronito della dogana delle Balze, sul confine fra Modigliana e Faenza, si disciolse in una pacifica resa alle truppe toscane.

¹ La lira milanese ragguagliava a poco più di lire settanta toscane.

L'Hochenberg siccome balio di Corradino spedì ambasciatori al Pontefice per implorare perdono. Rispondeva Innocenzio, volere prima di tutto essere messo in possesso del Regno, giudicherebbe dipoi qual dritto potesse avere Corradino su quello. Non si accettavano cotesti patti, le pratiche per la pace nuovamente si rompevano, la guerra ricominciava. Innocenzio, messo da parte le profferte fatte pel tempo passato ad Enrico d'Inghilterra, si consigliò di conquistare per il Regno di Sicilia. A tale intento raccolse in Anagni le milizie delle Repubbliche lombarde e toscane, quelle della Marca di Ancona, e più altre. Al punto stesso istigava i Baroni del Regno alla ribellione; ed in questo faceva buon frutto, perchè Manfredi o lo aiutava, o non lo impediva. Bertoldo travolto dalla necessit

E il pugnale non è stato mai più presentato al Generale, perchè Angiolo Guelfi non era uomo da mettersi in mostra. Aveva compiuto un dovere, voleva di più. Però Garibaldi trovò il modo di dimostrare la sua gratitudine. Nel 1859 venne a prendere a Modena il comando delle truppe toscane. In esse era volontario Guelfo, l'unico figlio di Angiolo Guelfi, che secondo le istruzioni del padre non si presentava al Generale. Lo seppe però questi una sera per circostanza fortuita, e ordinò che si andasse tosto a chiamare il figlio del suo amico, come esso diceva. Non fu possibile trovarlo la sera, per cui fu avvisato di portarsi la mattina successiva al Quartier Generale. Vi andò, e modestamente si atteggiò, quando entrato nell'anticamera la trovò piena di ufficiali superiori toscani ivi riuniti per il rapporto giornaliero. Salutò militarmente i suoi superiori, poi, non sapendo che fare di meglio, si ritirò nel vano di una finestra. E quivi stava, guardato con occhio sprezzante da tutti quegli ufficiali gallonati, che avevano servito la casa di Lorena, ed ora servivano il popolo toscano. Passò un sotto-tenente di Stato Maggiore, volontario anch'esso e amico del Guelfi figlio, e a questi si diresse il giovane maremmano per pregarlo di dire al Generale che esso era l

E la mattina del 10 giugno era stata affissa alle cantonate di Firenze la seguente Notificazione: «Resta concesso un libero perdono a tutti i disertori delle truppe toscane di qualunque Corpo, purchè a tutto il mese di novembre prossimo si restituiscano volontariamente ai loro Corpi, siccome a tutti coloro che a tali diserzioni avessero prestato assistenza, aiuto e consiglio.

Caterina, tiranneggiante con Barbavara cameriero giá di suo marito, fu chiusa in carcere, dove morí; colui cacciato . Giovan Maria cresciuto e sorretto da Facino Cane, tiranneggiò, incrudelí, lussureggiò anch'esso in Milano. Diventò duca il fratello di lui Filippo Maria conte di Pavia. Intanto, anche piú facilmente s'erano sollevate e liberate le cittá piú lontane venete e toscane.