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A questo punto delle confidenze di Fulvia, posai il manoscritto, e mi guardai intorno trasognato. Era l'anima sincera di Fulvia che traspariva in quelle confessioni, scevre egualmente di vanit

Mi levai, posai la candela nel vano di questo secondo uscio, mi precipitai al canterano, presi la campana col suo piede fra le braccia: i ricci biondi agitati ballarono sinistramente sul viso terroso, spolverandone i rilievi; la cuffia cannellata tremò tutta ed io portai correndo il mio grottesco fardello fino all’angolo più discosto della camera vuota. Con quante cautele lo deposi a terra!

Inoltrai cautamente; levai la lucerna dal cassettone e la posai sulla tavola; mi tolsi il soprabito, il cappello, e gettai i guanti per terra; cominciavo a snodarmi la cravatta, quando un lieve romore mi fece volger la testa. Lidia, appoggiato un gomito sul letto e stringendo coll'altra mano un bracciuolo della poltrona, mi guardava fissa da qualche istante. Buon giorno! le dissi.

Io rimasi . La rivedo ancora fare un gesto così grazioso, così disperato di impazienza! Certo deve aver detto: Dio, come l'è bell, ma come l'è stupid. El capiss no!? Allora io, cretino, meditai come avrei dovuto fare per comunicarle la risposta, che era questa: «Io sono straordinariamente stupìto». Mi posai la mano sulla fronte, e la allontanai con un gesto melodrammatico. «Ah!

Anche, per metterle un cuscino sotto i piedi, m'inginocchiai; e vidi la sua calza di colore gridellino, la sua pianella esigua che nascondeva poco più del pollice. Come in quella sera, ella seguiva tutti i miei movimenti con uno sguardo carezzevole. E io m'indugiavo. Accostai un piccolo tavolo da , sopra ci posai un vaso di fiori freschi, qualche libro, una stecca d'avorio.

Dalla sua fodera si sprigionava un buon odore di cuoio fino e d’Acqua di Lavanda. Ritornato nella camera di Madlen posai quella borsa nella poltrona di M.me de Lonard, ove la gloriosa cantante aveva lasciata cadere una sua piccola forcella.

In un momento ch'ella aveva posato il suo fascicolo chiuso sulla tavola, e vi teneva sopra la bella mano, io posai sovr'essa la mia, timidamente. Ma a quel contatto il battito del mio cuore perdette ogni misura, chinai il volto su quella mano, e vi impressi un bacio. E tutti e due eravamo ammutoliti. Giammai avevo provato una simile dolcezza. Le andavo ripetendo senza posa: Mi amate, Fulvia?

Poi che tacque, le posai una mano a sommo della fronte, e lentamente insinuai le dita nella folta selva de' suoi capelli. Ella mi lasciò fare, parecchie volte, reclinando un po' la faccia, sotto la dolce pressione: come assorta, scoprendo la bocca e la gola alla luna.

M'inginocchiai presso al canapè, alzai piano le care mani, vi passai sotto il capo, me le posai sul collo, e non mi mossi più. È finito, ho detto tutto. Diletta mia, Violet, compagna eterna, hai ragione di guardarmi così, di guardarmi fiso accarezzandomi con la diafana mano i capelli e sorridendo; non è finito, non ho detto tutto.

L'indomani mattina discesi per tempo, e fui bene sorpreso di trovare nella sala di lettura Mrs. Yves che stava scrivendo. Mi stese la mano; i miei occhi la interrogarono sul suo scrivere. diss'ella con voce fioca. Sorrideva, ma era pallida pallida. Le posai accanto i miei versi in una busta chiusa, dicendo: La poesia.