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Tranne il cappello, che fra veli e piume e spilloni, era di una complicazione ammirabile, tutto il resto era semplice: una gonna nera, un'ampia giacca di lontra, nel cui mezzo era posato un cespuglio di violette finte: finte, ma non importa! Tutta la leggiadra creatura odorava di viva viola, di fresco mughetto, di pura lavanda.

PANIMBOLO. Io ho recette esperimentate per le tue infirmitá. LECCARDO. Dimmele, per amor de Dio! PANIMBOLO. Al gorguzale ci faremo una lavanda di lacrima e di vin greco molte volte il giorno. LECCARDO. Oh, bene! ho per fermo che tu debbi essere figlio di qualche medico. E se non guarisce alla prima? PANIMBOLO. Reiterar la ricetta. LECCARDO. Almeno per una settimana! Che faremo per li denti?

Io arrossivo pensando d'essere stato a Como senza vederlo. Poi per farmi passare il tempo aspettando l'ora del pranzo mi condusse a visitare l'orto e il giardino. Nell'orto la mia ignoranza fece la sua prima comparsa. Io non distingueva le piante delle patate dai pomidoro, le carote dal prezzemolo, confondeva il rosmarino colla lavanda, le zucche coi poponi.

Data, un minuto prima, al bucato l'unica camicia di lana, non avanzavagli che l'uniforme per cuoprirsi. Il suo baule non contenne mai filo di cotone o di lino, mai odorò di lavanda. Condiscese al pagliericcio pel decoro del grado di colonnello, ma letto favorito eragli la panca.

Dalla sua fodera si sprigionava un buon odore di cuoio fino e d’Acqua di Lavanda. Ritornato nella camera di Madlen posai quella borsa nella poltrona di M.me de Lonard, ove la gloriosa cantante aveva lasciata cadere una sua piccola forcella.

Le due ragazze avevano preparato un magnifico letto coi lenzuoli che sentivano di lavanda, col famoso piumino stato messo insieme a pezzi e bocconi dalla povera signora Caterina durante l'ultima sua malattia coi frastagli del suo vestito da sposa. Ai piedi era un soppedaneo immenso, tutto verde come un prato, su cui spiccavano due pantofole d'un rosso fiammante.

Viaggiavano senza sollecitarsi, fermandosi quando il sito meritava attenzione; s'inerpicavano spesso sopra alture, cui non potevan giugnere le mule; smarrivansi tra que' dirupi, coperti di lavanda, di timo, di ginepro di tamarindo, e protetti da ombre antiche; una bella vista entusiasmava Emilia, superando le maraviglie della più fervida imaginazione.