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E perchè non ci racconti nulla, babbo? chiesero i ragazzi. Quel tempo mi ricorda cose troppo tristi, rispose il signor Morandi; mio fratello è morto a Marghera, mia madre morì di dolore, non posso evocare quei giorni senza che mi si spezzi il cuore; la libert

Il professore doveva essere un mago, aveva proprio indovinato: Mario faceva il ritratto del Damiati in piedi su un pulpito, in atto di predicare. Il professore Damiati, la mattina dopo, mentre un bel sole di autunno indorava la cima delle colline e le goccie di rugiada tremolavano sull'erba dei prati, chiamò, passando da casa Morandi, i ragazzi per condurli a passeggiare sulla collina.

La famiglia Morandi era raccolta nel salotto intorno alla tavola rischiarata da una lampada appesa al soffitto. Il signor Morandi leggeva il giornale, Vittorio guardava un libro illustrato, Maria accomodava della biancheria insieme all'Angiolina che aveva chiesto di aiutarla, mentre Giannina pregava Elisa, che non ne avea voglia, di farle dei vestiti per la bambola.

Damiati era contento di poter frequentare la casa Morandi, perchè si trovava bene in quell'atmosfera serena e quieta, ed era tutto pieno d'ammirazione per Maria, che sotto apparenze modeste avea molto ingegno e non comune istruzione, non che rara pazienza nel sopportare tutte le impertinenze dei fratelli, cui correggeva senza perdere la calma e non lagnandosi mai della sorte che le era toccata, di perdere i più begli anni della giovinezza nel fare da mamma.

Quando don Vincenzo s'infervorava in quei discorsi, anche il signor Morandi, di consueto silenzioso, si animava e parlava di quei tempi quando anch'egli si era trovato in mezzo alla rivoluzione e bloccato a Venezia. Come avea sofferto in quel tempo! Anzi, quelle sofferenze gli avevano lasciato un'ombra di tristezza che non si sarebbe cancellata mai più.

Ebbene lascia stare, disse il signor Morandi interrompendo la sua lettura, ti prometto che se non passi l'esame ti mando a fare il ciabattino. I fanciulli diedero in una risata, mentre Mario continuava colla matita a scarabocchiare sulla carta. Ecco il tuo ritratto, disse a Carlo quando ebbe terminato.

È ben vero che gli amici si riconoscono nelle circostanze, e noi dobbiamo esser riconoscenti a quelli che non ci abbandonarono nei momenti difficili. Anche i ragazzi s'erano affezionati ai Morandi e li aspettavano con impazienza, tanto più che Maria aveva promesso di riprendere la lettura dei suoi racconti, appena fosse succeduta un po' di calma alla trepidazione di quei giorni.

Ma io non ho potuto trattenermi dal dire in inglese all'istitutrice di casa Guerini additando il nostro eroe: Potete ringraziare Vittorio Morandi se non siete stati morsicati da un cane idrofobo. Come idrofobo? disse la signorina. Sicuro, proprio così, guardate, e le facevo osservare la lingua nera e la bava che usciva dalla bocca del cane steso morto per terra.

Il padre era impiegato alla ferrovia, aveva un discreto impiego, ma per mantenere tutta la famiglia con un certo decoro bisognava fare miracoli di economia, come avea sempre fatto la signora Morandi. Da principio Maria continuò collo stesso sistema della mamma, e si arrovellava il cervello a far conti per venirne a capo coi quattrini che le dava il babbo.

E sia! disse il signor Morandi dando un sospirone di sollievo e alzandosi per nascondere la sua commozione; poi prese fra le mani la testolina bruna della figlia e la baciò dicendole: Dio t'aiuti e faccia che non t'abbia mai a pentire dell'incarico che ti sei preso! Poi chiamò gli altri figliuoli e disse loro accennando a Maria: Questa sar