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«È vero, ne convengo, anche il signor Guerini ha approfittato del vostro lavoro, ma voi che cosa sareste senza di lui? È inutile che vi vogliate sostituire a lui, che gridiate all'ingiustizia; a questo mondo tutti abbiamo assegnata la nostra parte, e tutti abbiamo diritto di vivere, dal più piccolo insetto all'animale più intelligente, ma tutti dobbiamo stare al nostro posto.

Il professore s'era unito al crocchio dove c'era la signora Guerini, la quale diceva a Maria che avea appunto udito far i suoi elogi dal professore e da don Vincenzo, e invitava tutti ad una festa campestre, che dovea dare nel suo giardino il giorno dopo.

Vi ammiro anche questa volta per il vostro coraggio, disse il professore, soltanto vi chiedo il permesso di accompagnarvi, anch'io desidero offrire i miei servigi ai signori Guerini. Andiamo, disse Maria. Carlo ed Elisa, che sono più grandi, possono venire con noi; gli altri restino a casa; è inutile dar tanto nell'occhio e andare in frotta, come se si trattasse d'una festa.

Intanto venne la signora Guerini colla carrozza a prendere i figli, e pregò Maria di andar spesso alla villa, dove quasi tutti i giorni dopo la cinque vi era un po' di gente e i ragazzi si sarebbero divertiti giocando assieme.

Guai se non avessero avuta la compagnia dei Morandi, che da buoni amici erano venuti tutti i giorni a confortarli ed a tener loro compagnia! Che buone persone! diceva la signora Guerini parlando dei loro vicini non c'era da divertirsi alla villa in questi giorni, eppure sono sempre venuti.

S'avviarono verso casa Guerini evitando di passare in mezzo al paese; però nelle vicinanze della villa incontrarono delle brigate di operai, che ragionavano fra loro e gesticolavano con vivacit

In villa Guerini erano stanchi di star chiusi come in prigione, e di non veder una fine a quella condizione di cose, ed essere costretti a vivere sempre nell'ansia dell'incertezza; per fortuna avevano la famiglia Morandi e il professore Damiati che passavano quasi tutta la giornata con loro, e ciò li confortava, ma il signor Guerini era stanco, scoraggiato, di cattivo umore.

Se una buona fata mi domandasse di esprimere un desiderio, ti assicuro che non chiederei, come farebbe l'Elisa, gli equipaggi e i vestiti eleganti della signorina Guerini, di essere un famoso pittore, come vorrebbe Mario, o un eroe come Carlo; ma le chiederei di farmi rassomigliare a Maria.

Ma io non ho potuto trattenermi dal dire in inglese all'istitutrice di casa Guerini additando il nostro eroe: Potete ringraziare Vittorio Morandi se non siete stati morsicati da un cane idrofobo. Come idrofobo? disse la signorina. Sicuro, proprio così, guardate, e le facevo osservare la lingua nera e la bava che usciva dalla bocca del cane steso morto per terra.

Dopo qualche ora ritornarono da don Vincenzo e seppero che se tornavano al lavoro, il signor Guerini dava un aumento ai migliori operai, e la signora stabiliva della sua cassetta particolare una cassa di soccorso per le famiglie degli operai ammalati; ma se la mattina non entravano allo stabilimento, la fabbrica sarebbe stata chiusa per sempre, perchè il Guerini era stanco d'essere compensato così male da persone ch'egli aveva beneficate.